Ed eccoci arrivati ad un ennesimo lunedì, e ad un nuovo capitolo della traduzione di "Strangeness in the proportions".
Come ci sorprenderà stavolta il nostro macabro protagonista?
I ringraziamenti vanno come sempre all'editor Sara per il lavoro stavolta davvero encomiabile di editing.
Qui i link al prologo e al capitolo precedenti per chi se li fosse persi:
Prologo: http://nopipeblog.blogspot.it/2013/12/stranezze-di-proporzioni.html
Capitolo 1: http://nopipeblog.blogspot.it/2013/12/stranezza-di-proporzioni-capitolo-1.html
Godetevi il capitolo!
Capitolo
2
"Wow,
sai davvero tagliare bene la carne", dice lei.
E
poi, "Gesù, che schifo! Stai per farmi venire la nausea."
Potrebbe
essere l'unico complimento che gli ha fatto fin'ora.
Le
sue labbra sono piene, ma non generose. Mangiano rumorosamente le
verdure e una specie di surrogato della carne, composto da proteine
di soia-organica--- proteine che non hanno mai indossato una faccia.
Simon gioca silenziosamente con la bistecca al sangue, ritirandosi
nella sua testa dove compone e scompone lettere formate da chimerici
blocchi di lego, cercando di costruire un acronimo appropriato per la
sostanza grigiastra che il suo appuntamento sta masticando.
Alla
fine si fissa su I.N.Z.U.P.P.A.R.E. perchè si avvicina di più al
suono che sta producendo.
"Terra
chiama Simon" dice lei.
"Zuppa?"
"Cosa?"
"Oh...
non importa."
Qualcosa
balena nel viso della donna, ma lo reprime e forza un sorriso. Gli
altri spesso rimproverano Simon perchè si chiude troppo nella sua
mente. Era un po' più facile da bambino, quando l'immaginazione a
volte era persino incoraggiata, questo prima che gli insegnanti
dicessero che era troppo "chiuso" e decidessero di
trattenerlo nella quarta classe. E poi, oh poi, ci fu la legione di
compagni di classe più piccoli che si affollavano su Simon come
piranha, annusando il sangue nell'acqua, l'opportunità di abbattere
un bambino più grande, e lo consumavano con quelle torture speciali
che solo i bambini delle elementari potevano ordire. Dopo quello, per
Simon la vita sembrava essere una successione senza fine di voci
beffarde e maschere sprezzanti, che erano sempre offese dal fatto che
questo strano sonnambulo deambulasse nel loro mondo. Si sentiva
sveglio soltanto nell'Acqua Morta.
Ma
quello era allora, e questo è adesso, ed è un'ancora più rara
forma di tortura. E' un appuntamento al buio. Chi può aver mai
concepito una cosa del genere?
Simon
si aggiusta gli occhiali, inutilmente, e guarda il suo appuntamento.
I suoi occhi non sono dorati; sono di un pallido blu, senz'anima. Non
sono larghi e comprensivi, ma biechi, costantemente biechi e
strabici, una stoccata beffarda e preventiva sul mondo attorno a
lei--- forse voluta per darsi un'aria di superiorità, che però
finisce per farla apparire come se avesse tutto il tempo un lieve mal
di testa.
E
Simon, che potrebbe venire bendato e sarebbe ancora in grado in
qualunque momento di dare descrizioni dettagliate di chiunque nel
ristorante--- incluse le specie individuali dei pesci nell'acquario
vicino all'entrata--- eppure non ricorderebbe il nome di lei.
Una
squisita tortura. Le mani nervose di Simon si agitano, ogni cellula
del suo corpo trema infastidita perchè lei lo fissa in continuazione
e i suoi occhi non sono d'oro, non sono rassicuranti, non lo vedono
attraverso tutte le molecole e il carbonio. Sono pallidi e strabici
laser che lo scorticano costantemente, esigendo qualcosa che lui non
sta dando.
Peggio
ancora, continua a fargli tirare fuori chiacchere, come un'infinita
distesa di fili spinati infilati e spinti attraverso il naso, per
essere poi tirati, lentamente, fuori dalla sua bocca, così che ogni
spina arrugginita si impigli nella cavità nasale, lacerando la
membrana mucosa.
Ogni
spina è dolorosa.
Lei
parla dei film recenti e, incoraggiato, Simon menziona i suoi attori
e attrici preferiti dei film muti. Non va troppo avanti prima che lei
lo fermi con un sussulto. "I film muti? Sono così vecchi. Tutti
quanti in quei film sono, come dire, morti."
"Si"
dice Simon.
Lei
parla degli articoli che ha letto su Cosmo e conclude, "Chi
ha il tempo di leggere libri al giorno d'oggi."
"Già,"
dice Simon mentre si produce in una scarsissima interpretazione di un
cenno di assenso. Flette il pollice del piede, percependo l'assenza
dell'anello dove vorrebbe che pendesse un'etichetta.
Sarebbe
potuta essere convenzionalmente attraente, Simon ne era sicuro. Ma
guardando le sue labbra, naso, mento, e petto, tutto quello che
poteva vedere erano le linee delle incisioni di chirurgia plastica e
nient'altro. Tutto quello che poteva vedere, attraverso la
persistente membrana di Acqua Morta, erano quelle linee
incandescenti, come autostrade rosse su una mappa stradale. Tutto
quello a cui riusciva a pensare erano i morti che avevano donato i
loro corpi, firmato il retro delle varie autorizzazioni, credendo che
avrebbero salvato una vita, guarito una vittima di ustioni, fatto
avanzare le frontiere della scienza, solo per poi vedere la propria
carne utilizzata per levigare rughe, riempire labbra, migliorare il
pene di un estraneo.
Simon
annuisce. Simon dice, "Mmhmm" ogni volta che il rumore
dall'altra parte del tavolo si ferma. Simon si aggiusta gli occhiali,
inutilmente, sperando che possa contare come gesto sociale. Desidera
essere in qualche altro posto, qualunque altro posto, dove possa
sentirsi più a suo agio, come il Laboratorio Autopsie 6.
Socializzare in questo modo è così... spossante, così stressante.
Simon non mangia la sua bistecca, la taglia soltanto in pezzi sempre
più piccoli, una griglia sempre più fitta. Dà un nome a ogni linea
sulla griglia: Ecco una strada, un viale insanguinato, una via.
Ecco il fiume di salsa sanguinante. Qui è dove dovrebbe esserci la
Sears Tower...
"Che
tipo di auto guidi?" chiede lei. La risposta di Simon non la
impressiona. Simon taglia e taglia e si ritira nella sua testa.
Vede
gli edifici sfrecciare mentre guida verso il ristorante. Guidando,
Simon poteva quasi vedere gli scheletri che nuotavano nel cemento---
l'assenzio ancora pulsava, debolmente, nel suo stomaco.
Nel Loop c’è la più alta concentrazione di resti umani, per
pollice quadrato di fondamenta, di tutto il mondo. La polizia
di solito è presente quando un edificio viene demolito, per
raccogliere le ossa.
E'
forse quello l'aldilà, Jane--- nuotare in purgatori di buio cemento
finchè, in qualche eone lontano, un angelo in elmetto fa saltare in
aria tutto tirandoti fuori?
"Quindi...
dove compri di solito i vestiti?" chiede l'appuntamento.
"Oh,
uh, da Goodwill, principalmente."
Sembra
più disgustata da questa rivelazione che dalla griglia di bistecca
sanguinante.
Eppure
è la verità.
Simon
tendenzialmente comprava in negozi economici. Non che fosse un
problema di denaro. Simon ne aveva di soldi. Ma nei negozi economici
Simon poteva evitare quegli insistenti commessi.
Un
completo nero e cravatta--- quella era la perpetua uniforme di Simon.
Rendeva tutto più semplice. Nel ristorante però non gli
permettevano di indossare il suo cappello nero.
La
conversazione si ferma, misericordiosa. Simon va alla deriva,
lontano, per andare a nuotare con quegli scheletri nel cemento, per
chiedergli i loro segreti: perfidie dimenticate, intrighi nascosti, e
tesori mafiosi sepolti. Viene interrotto quando il suo appuntamento
dice qualcosa alla cameriera riguardo i crostini nella sua
insalata---quando aveva espressamente detto niente crostini
nella sua insalata--- e quel qualcosa che dice fa scappare piangendo
la cameriera.
La
conversazione continua, qualcosa riguardo una collezione di bambole
Barbie. Lontano, molto lontano, quella conversazione si ferma.
Oh
no.
Simon
capisce, con orrore, che ci si aspetta che contribuisca in qualche
modo. Gli scheletri fanno spallucce.
Simon
cerca disperatamente nel suo spazio mentale. L'albero a testa in giù
nella sua testa è appassito. Tutte le Cornacchie si rannicchiano
insieme, dormendo, le teste sotto le ali, nascondendosi alla sua
esperienza traumatica.
Un
corvo coraggioso però si riscuote e alza lo sguardo, usa le sue
ultime forze per cercare di aiutare, per gracchiare un fatto
rilevante attraverso i timpani di Simon...
"Il
design di Barbie fu basato su una bambola gonfiabile tedesca degli
anni cinquanta," dice Simon. Lascia andare un sospiro, sorride
pure, fiero di sè per aver contribuito.
"Uh...
come lo sai?"
Simon
scrolla le spalle. Torna indietro agli scheletri e i corvi morti.
Lontano, la conversazione va avanti--- una storia d'infanzia, un
qualche incantevole e divertente aneddoto di quando mise troppo
detersivo nella lavatrice. La conversazione si ferma. Simon capisce
che è il suo turno di contribuire con una storia d'infanzia.
Qualcosa di imbarazzante ma tenero.
"Una
volta, accarezzai il mio pesce rosso fino a ucciderlo," dice
Simon.
Cala
un silenzio sgradevole, il suono dei buchi neri che divorano la luce.
"Il
suo nome era Dr. Caligari."
"Scusami"
dice l'appuntamento, "Ma sei davvero così tardo? Sai,
leggermente... ritardato?"
"No,"
dice Simon, considerando. "Quello non è mai stato un problema.
Il mio quoziente intellettivo a dire il vero è piuttosto alto."
Dice l'ultima frase non come vanteria, ma come semplice ripetizione
di informazioni. Era vero. I medici, incerti su cosa dire quando si
confrontavano con il suo caso, avevano sempre dato una vaga prognosi
di "squilibrio chimico" e lanciato cure come freccette su
un tabellone. La maggior parte delle droghe però aveva poco effetto
su Simon. Non come l'assenzio. Tutto quello che potevano fare i
dottori, alla fine, era assicurare Mr. E Mrs. Meeks che il loro
piccolo ragazzino aveva le migliori intenzioni mentre accarezzava
quel pesce rosso.
La
risposta però è abbastanza per rompere finalmente la facciata
educata e piacevole della donna. "Devo proprio dirlo, Simon,
fin'ora sono fottutamente delusa. Un uomo deve impressionarmi.”
Incrocia le braccia in attesa. "Intendo, è ovvio che tu non lo
farai, ma almeno ci vuoi provare? Fai qualcosa. Dì qualcosa. Avanti.
Simon dice 'parliamo'.
Avanti--- avanti--- avanti..." Dice tutto come se stesse
parlando ad un cane disabile con tre gambe particolarmente confuso, a
cui starebbe per sparare in
mezzo agli occhi, se solo l'animale potesse incespicare fuori dalla
porta sul retro allontanandosi così dal tappeto.
Simon
guarda fuori attraverso i suoi occhiali, attraverso i suoi verdi,
verdi occhi. Tutto quello a cui riesce a pensare però sono i morti
intrappolati nelle fondamenta cementate di Chicago, e tutto quello
che riesce a vedere sono i pezzetti di morti intrappolati sotto le
fondamenta untuose della faccia del suo appuntamento. I morti nella
sua faccia. Solo pezzetti di morti, che però agitano le Cornacchie
sonnacchiose. E' già passato troppo, da quando ha assecondato la sua
dipendenza--- nient'altro che gocce e fumi di verde, verde assenzio,
nel suo stomaco, la nostalgia distillata che i suoi pazienti gli
donano, l'amore liquido, la sbornia di Acqua Morta, è tutto andato.
Ma quei piccoli pezzi di morti accendono un po' di alchimia,
rinvigoriscono i corvi fantasma e loro
gracchiano-gracchiano-gracchiano fuori dagli orecchi di Simon.
E' la loro voce che parla.
"I
fluidi imbalsamatori spesso ingrandiscono il pene di un cadavere
maschio" dice Simon.
La
casualità, la stranezza del commento fermano l'invettiva del suo
appuntamento. Lei lo fissa, la bocca spalancata.
"Sapevi
che il pene di Tutankhamon è andato
disperso? Qualche tempo dopo la sua permanenza nel museo, sparì.
Potrebbe essere nelle mani di qualche collezionista privato. Potrebbe
venire usato nella magia rituale di qualche culto. Potrebbe essere
perso in un sacchetto a caso di carne essiccata."
La
Cornacchie ridacchiano della loro piccola battuta.
"Ma
che schifo!" dice il suo appuntamento. Si alza per andarsene,
dando a Simon una vista migliore. Può vedere, più chiaramente, le
linee di materia morta iniettata nel suo corpo, le cicatrici di
interventi cosmetici che sono guariti. Può sentire, appena, i
sussurri muti dei morti dalla sua faccia. Non è una dose intera
della sua dipendenza. Non è un'immersione completa nell'Acqua Morta.
Però è un assaggio: le flebili quantità di assenzio ancora nel suo
corpo vibrano e ottiene un assaggio. L'Acqua Morta dona a Simon una
calma lucidità che gli scioglie la lingua.
"La
società marcia contro i suoi taboo" dicono le Cornacchie
attraverso la bocca di Simon. "Prendi Cosmo ad esempio."
Questo
cattura la sua attenzione. Lei aspetta, in piedi.
"Tralasciando
variazioni e gusto estetico, molti uomini sono, a livello genetico,
predisposti a sentirsi attratti da donne con fianchi curvi e seni
pieni. Che possono dare la vita. Che possono nutrire."
Simon
traccia una forma nell'aria col suo dito, ma è l'unico che può
vedere la verde immagine residua.
"Puoi
vedere tutto questo nelle prime statue e pitture della figura di
madre natura: seni pieni e fianchi sono enfatizzati come i punti
focali del potere femminile. Queste riviste popolari però vanno
passo passo nella direzione opposta--- rimpiazzando curvo, paffuto, e
sano, con avvizzito, anoressico, e rovinato, come i morti. Cosmo
cambia il paradigma di bellezza ideale facendo somigliare i vivi
sempre più a dei cadaveri, allo stesso modo in cui i becchini
rendono i cadaveri sempre più simili ai vivi. Così le donne provano
via via sempre più disgusto per i loro corpi vivi, e gli istinti
genetici degli uomini si fanno confusi. Sono meno preoccupati di
quello da cui dovrebbero essere istintivamente attratti e più
preoccupati da cosa credono di dover essere attratti. A dirla tutta,
quelle riviste si avvicinano sempre di più ogni mese ad essere
pornografia necrofila."
Poi
le Cornacchie diventano silenziose, e Simon è lasciato solo con la
sua bocca. "Oh... aspetta... scusami" dice. "Quello...
non è uscito per niente bene."
Il
suo appuntamento è in piedi inebetito, sorpreso sia dalla quantità
di parole che sono volate fuori dalla bocca di Simon, sia dalle
parole stesse. Proprio mentre si sta girando per andarsene, Simon le
vede--- le altre cicatrici. I suoi verdi occhi di assenzio si
allargano ancora di più.
"Oh,
non dovresti farlo" dice Simon.
"Fare
cosa?"
La
chirurgia estetica che le ha eliminate è stata efficace, ma
attraverso l'Acqua Morta, Simon può vedere delle vecchie cicatrici
attorno ai suoi polsi.
"Provare
ad essere come i morti."
Simon
la fissa attraverso occhi di malachite. L'assenzio forma un piccolo
alberello fantasma nella sua testa. Simon può vedere le cicatrici
invisibili e può leggere il loro contesto. Può ascoltare i mormorii
dei morti nella sua faccia. Attraverso l'Acqua Morta, Simon può
leggere le cicatrici come dei geroglifici.
"Non
dovresti rimettere dopo i pasti. Non è salutare. Fa male ai denti e
all'esofago. E non ha senso, se sei già bella e in forma. E' solo
ridondante."
Gli
occhi di lei non sono più strabici nè guardinghi, ma larghi ed
esposti, le lacrime che colano giù. Simon l'ha tagliata, ferita. A
volte, le incisioni chirurgiche sono utili.
La
bocca di lei trema, forse preparando parole più importanti di tutte
le chiacchere indorate, parole che non ha mai osato lasciarsi
sfuggire. Simon tende una mano imbarazzata, per permettere il
collegamento.
A
volte, le incisioni chirurgiche sono utili. Ma prima che le cose nere
e cattive possano sgorgare fuori, lei si coagula e cicatrizza
nell'espressione carica d'odio che forma sul suo viso.
"Dannato
mostro!" ruggisce, gettando l'acqua del suo bicchere in faccia a
Simon e andando impettita verso l'ingresso.
Simon
ripulisce i suoi occhiali. Si asciuga il viso e finalmente mangia la
sua griglia di carne ormai fredda, la sua Chicago di trecento grammi.
Nella sua mente appare come un gigantesco mostro rettiliano, sorto
dal lago in uno scoppio di fuoco nucleare. Distruggendo la città,
strappa il pavimento di manzo, liberando i piccoli scheletri che vi
erano intrappolati.
Gioendo,
condividono con lui i loro segreti.
* * * * *
Una
volta, un estraneo avvicinò Simon in un parco.
"Spaventato?"
chiese l'estraneo.
"No"
disse Simon. "Statisticamente, è molto più probabile che io
venga ucciso da qualcuno che conosco."
L'estraneo
indietreggiò. Lentamente.
* * * * *
Fuori
dal ristorante, Simon guarda in basso, chiedendosi dove finisca il
marciapiede e comincino gli scheletri.
"Sai
proprio un sacco di curiosità tu, eh?"
La
voce arriva da dietro Simon, strisciando come un gatto.
Simon
scrolla le spalle. "So la parola più lunga del vocabolario
inglese."
"Qual
è?"
"Pneumonoultramicroscopicsilicovolcanoconiosis."
"Wow."
"E'
una malattia dei polmoni causata dall'inalazione di granuli
vulcanici."
"Davvero?
E io che credevo fosse supercalifragilistichespiratiloso."
"No.
Sospetto che Mary Poppins fosse una bugiarda abituale e compulsiva."
"Quella
stronza."
Sembra
così naturale---parlare alla voce, senza preoccuparsi della sua
fonte, senza sentirsi curiosi verso chi si trova lì. Le Cornacchie
però beccano l'albero nella sua testa, frantumando corteccia e
nervo.
"Pericolo"
sibilano le Cornacchie. "Guarda, Simon!"
Simon
guarda lungo il marciapiede, ma non vede nessuno. Ha quella
sensazione--- come quando alle elementari non trovava il suo compito
di matematica nella cartella, ma sapeva di averlo fatto. Il panico da
cuore in gola di non trovare ciò che sapeva dover essere lì, e
l'attesa di quella cattivissima insegnante di matematica.
Simon
si guarda intorno, su e giù per la via, dappertutto.
Non
c’è nessuno lì. Solo lui, le Cornacchie e gli scheletri.
* * * * *
Mamma
mostra a Simon i piccoli cadaveri.
Lui
annuisce in segno di approvazione.
"Questa
mi ha dato così tanti problemi," dice lei.
E
infilza.
"Actias
luna."
E
infilza.
"Acherontia
styx."
E
infilza.
"Attacus
atlas!"
E
infilza.
Il
rituale è completo. Simon ammira i colori e le ali delle falene ora
appuntate nelle loro vetrinette. L'hobby di sua madre è collezionare
hobby, e quello di collezionare falene è il suo ultimo acquisto.
"Questa
è chiamata falena fantasma, tesoro, o falena strega bianca."
Simon
annuisce, facendo apparire e svanire una moneta nella sua mano, per
nessuno in particolare. Prende un coltellino X-Acto dal tavolo, ci
gioca un po' tenendolo tra mani... e lo mette giù, non gradendone
il peso.
"Allora,
raccontami. Com'è andato il tuo appuntamento?" Chiede Mamma,
indicandolo con il punteruolo numero due.
"Hmm?"
"Non
fare lo schivo. Mi sono sobbarcata tutto il casino di assillare tuo
padre per fargli convincere una delle sue belle e giovani pazienti a
recarsi ad un appuntamento al buio. Ora voglio sapere cos'ha
prodotto la mia ingerenza." Mamma sorride, trafiggendo un altro
artropode notturno.
Simon
freme ai pensieri dell'appuntamento al buio. Lascia vagare la sua
mente in ricordi piacevoli, nel Laboratorio Autopsie 6, da Jane e dai
suoi occhi dorati.
"Lei
era... meravigliosa."
"Oh,
sono così felice di sentirtelo dire. Vedi, tesoro, te l'ho detto---
avevi solo bisogno di uscire di più. Com'è lei?"
Simon
pensa a Jane Doe che gli sorride, stringendogli la mano.
"E'
davvero gentile, Mamma. Sento che posso essere me stesso quando sono
con lei."
"Dove
siete andati e cosa avete fatto?"
Il
suono felice Tagliuzza-sgranocchia-tagliuzza-sgranocchia
delle ossa ricurve; pesare uno alla
volta i suoi organi; tirare gentilmente il suo scalpo dal teschio.
"Abbiamo
ballato."
"Oh,
divertente. L'hai---" Mamma si china verso di lui, cospirativa,
"L'hai baciata?"
"Mamma!"
"Allora?"
"No,
Mamma." Simon arrosisce. "Non al primo appuntamento."
"Sai,
non credevo che ci fosse qualcuno ancora così all'antica. E' così
dolce."
Simon
pensa a Jane nella sua unità di refrigerazione, il suo petto
amorevolmente ricucito--- l'ingresso a forma di Y per l'Acqua Morta.
"Si"
dice Simon, "lo è."
* * * * *
Simon
cammina dall'auto verso casa sua. In alto, le falene sbattono le
teste sui lampioni al neon, come angeli caduti, che storditi dagli
schianti, vogliono solo tornare a casa.
Lo
spettro dei compiti di matematica andati perduti lo segue per tutto
il tragitto fino alla porta.
Le
Cornacchie gli guardano le spalle.
* * * * *
Una
volta, al piccolo Simon fu permesso di scegliere i vestiti per la
giornata. Sua madre lo trovò, ore dopo, quando sarebbe già dovuto
essere a scuola, mentre sedeva singhiozzando ancora mezzo nudo sul
pavimento della sua cameretta, con mucchietti dei suoi stessi capelli
strappati stretti nelle mani.
“Simon,
cos'hai?”
Il
piccolo Simon indicò una pila di vestiti di vari colori. Perplessa,
sua madre fu in grado di calmarlo soltanto suggerendogli di mettere
il completo nero che aveva indossato al funerale di suo nonno.
* * * * *
Simon
tiene in mano il suo freddo corpicino.
"Non
di nuovo."
Nei
suoi occhi di malachite, il pizzicorio prelude una lacrima.
Un'altra
nottata, un altro pesce rosso morto. No, non li accarezza più, fin
da quando era ragazzo, ma non sembra comunque essere in grado di
mantenerli in vita. Non importa la specie, non importa quante
ricerche faccia, non importa quanto migliori le sue tecniche di
allevamento, le temperature, i livelli di Ph, il pesce muore sempre
nel giro di quarantotto ore.
Oh,
un gatto.
Oh,
un cane.
Oh,
un pappagallo.
Quanto
desiderava un compagno animale da ragazzino. Però era troppo
terrorizzato per permettersi qualunque altra cosa più complessa di
un pesce, terrorizzato che le carezze potessero infettare un amico
peloso con la morte.
Morte
per osmosi, attraverso trasporto cellulare attivo, sembrava
imminente. Eh, Jane?
E'
vagamente terrorizzato dal dover toccare infanti umani. Grazie a Dio
quella situazione si presenta raramente.
Ha
persino provato con le piante. Le trattava meglio che poteva, avendo
sentito che adorano se gli si parla. Ma non importa quanto
pontificasse con loro, morivano tutte quante.
Non
ho mai detto le cose giuste, Jane.
"Non
è colpa tua, sono io il problema" Simon sussurra al pesce. Lo
bacia sul viso lucidato dal muco e, tristemente, lo affida al sonno
eterno. Lo consegna all'oltre.
Flush.
L'acqua
è sempre stata un tramite tra vita e morte.
Attraversa
il resto della casa, passando davanti a tutti gli altri acquari
vuoti, piante morte, fiori appassiti, e altri tentativi falliti.
Domani,
proverà ancora.
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