lunedì 23 dicembre 2013

Stranezza di proporzioni: Capitolo 2



Ed eccoci arrivati ad un ennesimo lunedì, e ad un nuovo capitolo della traduzione di "Strangeness in the proportions".
Come ci sorprenderà stavolta il nostro macabro protagonista?
I ringraziamenti vanno come sempre all'editor Sara per il lavoro stavolta davvero encomiabile di editing.

Qui i link al prologo e al capitolo precedenti per chi se li fosse persi:

Prologo: http://nopipeblog.blogspot.it/2013/12/stranezze-di-proporzioni.html

Capitolo 1: http://nopipeblog.blogspot.it/2013/12/stranezza-di-proporzioni-capitolo-1.html

Godetevi il capitolo!





Capitolo 2

"Wow, sai davvero tagliare bene la carne", dice lei.
E poi, "Gesù, che schifo! Stai per farmi venire la nausea."
Potrebbe essere l'unico complimento che gli ha fatto fin'ora.
Le sue labbra sono piene, ma non generose. Mangiano rumorosamente le verdure e una specie di surrogato della carne, composto da proteine di soia-organica--- proteine che non hanno mai indossato una faccia. Simon gioca silenziosamente con la bistecca al sangue, ritirandosi nella sua testa dove compone e scompone lettere formate da chimerici blocchi di lego, cercando di costruire un acronimo appropriato per la sostanza grigiastra che il suo appuntamento sta masticando.
Alla fine si fissa su I.N.Z.U.P.P.A.R.E. perchè si avvicina di più al suono che sta producendo.
"Terra chiama Simon" dice lei.
"Zuppa?"
"Cosa?"
"Oh... non importa."
Qualcosa balena nel viso della donna, ma lo reprime e forza un sorriso. Gli altri spesso rimproverano Simon perchè si chiude troppo nella sua mente. Era un po' più facile da bambino, quando l'immaginazione a volte era persino incoraggiata, questo prima che gli insegnanti dicessero che era troppo "chiuso" e decidessero di trattenerlo nella quarta classe. E poi, oh poi, ci fu la legione di compagni di classe più piccoli che si affollavano su Simon come piranha, annusando il sangue nell'acqua, l'opportunità di abbattere un bambino più grande, e lo consumavano con quelle torture speciali che solo i bambini delle elementari potevano ordire. Dopo quello, per Simon la vita sembrava essere una successione senza fine di voci beffarde e maschere sprezzanti, che erano sempre offese dal fatto che questo strano sonnambulo deambulasse nel loro mondo. Si sentiva sveglio soltanto nell'Acqua Morta.
Ma quello era allora, e questo è adesso, ed è un'ancora più rara forma di tortura. E' un appuntamento al buio. Chi può aver mai concepito una cosa del genere?
Simon si aggiusta gli occhiali, inutilmente, e guarda il suo appuntamento. I suoi occhi non sono dorati; sono di un pallido blu, senz'anima. Non sono larghi e comprensivi, ma biechi, costantemente biechi e strabici, una stoccata beffarda e preventiva sul mondo attorno a lei--- forse voluta per darsi un'aria di superiorità, che però finisce per farla apparire come se avesse tutto il tempo un lieve mal di testa.
E Simon, che potrebbe venire bendato e sarebbe ancora in grado in qualunque momento di dare descrizioni dettagliate di chiunque nel ristorante--- incluse le specie individuali dei pesci nell'acquario vicino all'entrata--- eppure non ricorderebbe il nome di lei.
Una squisita tortura. Le mani nervose di Simon si agitano, ogni cellula del suo corpo trema infastidita perchè lei lo fissa in continuazione e i suoi occhi non sono d'oro, non sono rassicuranti, non lo vedono attraverso tutte le molecole e il carbonio. Sono pallidi e strabici laser che lo scorticano costantemente, esigendo qualcosa che lui non sta dando.
Peggio ancora, continua a fargli tirare fuori chiacchere, come un'infinita distesa di fili spinati infilati e spinti attraverso il naso, per essere poi tirati, lentamente, fuori dalla sua bocca, così che ogni spina arrugginita si impigli nella cavità nasale, lacerando la membrana mucosa.
Ogni spina è dolorosa.
Lei parla dei film recenti e, incoraggiato, Simon menziona i suoi attori e attrici preferiti dei film muti. Non va troppo avanti prima che lei lo fermi con un sussulto. "I film muti? Sono così vecchi. Tutti quanti in quei film sono, come dire, morti."
"Si" dice Simon.
Lei parla degli articoli che ha letto su Cosmo e conclude, "Chi ha il tempo di leggere libri al giorno d'oggi."
"Già," dice Simon mentre si produce in una scarsissima interpretazione di un cenno di assenso. Flette il pollice del piede, percependo l'assenza dell'anello dove vorrebbe che pendesse un'etichetta.
Sarebbe potuta essere convenzionalmente attraente, Simon ne era sicuro. Ma guardando le sue labbra, naso, mento, e petto, tutto quello che poteva vedere erano le linee delle incisioni di chirurgia plastica e nient'altro. Tutto quello che poteva vedere, attraverso la persistente membrana di Acqua Morta, erano quelle linee incandescenti, come autostrade rosse su una mappa stradale. Tutto quello a cui riusciva a pensare erano i morti che avevano donato i loro corpi, firmato il retro delle varie autorizzazioni, credendo che avrebbero salvato una vita, guarito una vittima di ustioni, fatto avanzare le frontiere della scienza, solo per poi vedere la propria carne utilizzata per levigare rughe, riempire labbra, migliorare il pene di un estraneo.
Simon annuisce. Simon dice, "Mmhmm" ogni volta che il rumore dall'altra parte del tavolo si ferma. Simon si aggiusta gli occhiali, inutilmente, sperando che possa contare come gesto sociale. Desidera essere in qualche altro posto, qualunque altro posto, dove possa sentirsi più a suo agio, come il Laboratorio Autopsie 6. Socializzare in questo modo è così... spossante, così stressante. Simon non mangia la sua bistecca, la taglia soltanto in pezzi sempre più piccoli, una griglia sempre più fitta. Dà un nome a ogni linea sulla griglia: Ecco una strada, un viale insanguinato, una via. Ecco il fiume di salsa sanguinante. Qui è dove dovrebbe esserci la Sears Tower...
"Che tipo di auto guidi?" chiede lei. La risposta di Simon non la impressiona. Simon taglia e taglia e si ritira nella sua testa.
Vede gli edifici sfrecciare mentre guida verso il ristorante. Guidando, Simon poteva quasi vedere gli scheletri che nuotavano nel cemento--- l'assenzio ancora pulsava, debolmente, nel suo stomaco. Nel Loop c’è la più alta concentrazione di resti umani, per pollice quadrato di fondamenta, di tutto il mondo. La polizia di solito è presente quando un edificio viene demolito, per raccogliere le ossa.
E' forse quello l'aldilà, Jane--- nuotare in purgatori di buio cemento finchè, in qualche eone lontano, un angelo in elmetto fa saltare in aria tutto tirandoti fuori?
"Quindi... dove compri di solito i vestiti?" chiede l'appuntamento.
"Oh, uh, da Goodwill, principalmente."
Sembra più disgustata da questa rivelazione che dalla griglia di bistecca sanguinante.
Eppure è la verità.


Simon tendenzialmente comprava in negozi economici. Non che fosse un problema di denaro. Simon ne aveva di soldi. Ma nei negozi economici Simon poteva evitare quegli insistenti commessi.
Un completo nero e cravatta--- quella era la perpetua uniforme di Simon. Rendeva tutto più semplice. Nel ristorante però non gli permettevano di indossare il suo cappello nero.


La conversazione si ferma, misericordiosa. Simon va alla deriva, lontano, per andare a nuotare con quegli scheletri nel cemento, per chiedergli i loro segreti: perfidie dimenticate, intrighi nascosti, e tesori mafiosi sepolti. Viene interrotto quando il suo appuntamento dice qualcosa alla cameriera riguardo i crostini nella sua insalata---quando aveva espressamente detto niente crostini nella sua insalata--- e quel qualcosa che dice fa scappare piangendo la cameriera.
La conversazione continua, qualcosa riguardo una collezione di bambole Barbie. Lontano, molto lontano, quella conversazione si ferma.
Oh no.
Simon capisce, con orrore, che ci si aspetta che contribuisca in qualche modo. Gli scheletri fanno spallucce.
Simon cerca disperatamente nel suo spazio mentale. L'albero a testa in giù nella sua testa è appassito. Tutte le Cornacchie si rannicchiano insieme, dormendo, le teste sotto le ali, nascondendosi alla sua esperienza traumatica.
Un corvo coraggioso però si riscuote e alza lo sguardo, usa le sue ultime forze per cercare di aiutare, per gracchiare un fatto rilevante attraverso i timpani di Simon...
"Il design di Barbie fu basato su una bambola gonfiabile tedesca degli anni cinquanta," dice Simon. Lascia andare un sospiro, sorride pure, fiero di sè per aver contribuito.
"Uh... come lo sai?"
Simon scrolla le spalle. Torna indietro agli scheletri e i corvi morti. Lontano, la conversazione va avanti--- una storia d'infanzia, un qualche incantevole e divertente aneddoto di quando mise troppo detersivo nella lavatrice. La conversazione si ferma. Simon capisce che è il suo turno di contribuire con una storia d'infanzia. Qualcosa di imbarazzante ma tenero.
"Una volta, accarezzai il mio pesce rosso fino a ucciderlo," dice Simon.
Cala un silenzio sgradevole, il suono dei buchi neri che divorano la luce.
"Il suo nome era Dr. Caligari."
"Scusami" dice l'appuntamento, "Ma sei davvero così tardo? Sai, leggermente... ritardato?"
"No," dice Simon, considerando. "Quello non è mai stato un problema. Il mio quoziente intellettivo a dire il vero è piuttosto alto." Dice l'ultima frase non come vanteria, ma come semplice ripetizione di informazioni. Era vero. I medici, incerti su cosa dire quando si confrontavano con il suo caso, avevano sempre dato una vaga prognosi di "squilibrio chimico" e lanciato cure come freccette su un tabellone. La maggior parte delle droghe però aveva poco effetto su Simon. Non come l'assenzio. Tutto quello che potevano fare i dottori, alla fine, era assicurare Mr. E Mrs. Meeks che il loro piccolo ragazzino aveva le migliori intenzioni mentre accarezzava quel pesce rosso.
La risposta però è abbastanza per rompere finalmente la facciata educata e piacevole della donna. "Devo proprio dirlo, Simon, fin'ora sono fottutamente delusa. Un uomo deve impressionarmi.” Incrocia le braccia in attesa. "Intendo, è ovvio che tu non lo farai, ma almeno ci vuoi provare? Fai qualcosa. Dì qualcosa. Avanti. Simon dice 'parliamo'. Avanti--- avanti--- avanti..." Dice tutto come se stesse parlando ad un cane disabile con tre gambe particolarmente confuso, a cui starebbe per sparare in mezzo agli occhi, se solo l'animale potesse incespicare fuori dalla porta sul retro allontanandosi così dal tappeto.
Simon guarda fuori attraverso i suoi occhiali, attraverso i suoi verdi, verdi occhi. Tutto quello a cui riesce a pensare però sono i morti intrappolati nelle fondamenta cementate di Chicago, e tutto quello che riesce a vedere sono i pezzetti di morti intrappolati sotto le fondamenta untuose della faccia del suo appuntamento. I morti nella sua faccia. Solo pezzetti di morti, che però agitano le Cornacchie sonnacchiose. E' già passato troppo, da quando ha assecondato la sua dipendenza--- nient'altro che gocce e fumi di verde, verde assenzio, nel suo stomaco, la nostalgia distillata che i suoi pazienti gli donano, l'amore liquido, la sbornia di Acqua Morta, è tutto andato. Ma quei piccoli pezzi di morti accendono un po' di alchimia, rinvigoriscono i corvi fantasma e loro gracchiano-gracchiano-gracchiano fuori dagli orecchi di Simon. E' la loro voce che parla.
"I fluidi imbalsamatori spesso ingrandiscono il pene di un cadavere maschio" dice Simon.
La casualità, la stranezza del commento fermano l'invettiva del suo appuntamento. Lei lo fissa, la bocca spalancata.
"Sapevi che il pene di Tutankhamon è andato disperso? Qualche tempo dopo la sua permanenza nel museo, sparì. Potrebbe essere nelle mani di qualche collezionista privato. Potrebbe venire usato nella magia rituale di qualche culto. Potrebbe essere perso in un sacchetto a caso di carne essiccata."
La Cornacchie ridacchiano della loro piccola battuta.
"Ma che schifo!" dice il suo appuntamento. Si alza per andarsene, dando a Simon una vista migliore. Può vedere, più chiaramente, le linee di materia morta iniettata nel suo corpo, le cicatrici di interventi cosmetici che sono guariti. Può sentire, appena, i sussurri muti dei morti dalla sua faccia. Non è una dose intera della sua dipendenza. Non è un'immersione completa nell'Acqua Morta. Però è un assaggio: le flebili quantità di assenzio ancora nel suo corpo vibrano e ottiene un assaggio. L'Acqua Morta dona a Simon una calma lucidità che gli scioglie la lingua.
"La società marcia contro i suoi taboo" dicono le Cornacchie attraverso la bocca di Simon. "Prendi Cosmo ad esempio."
Questo cattura la sua attenzione. Lei aspetta, in piedi.
"Tralasciando variazioni e gusto estetico, molti uomini sono, a livello genetico, predisposti a sentirsi attratti da donne con fianchi curvi e seni pieni. Che possono dare la vita. Che possono nutrire."
Simon traccia una forma nell'aria col suo dito, ma è l'unico che può vedere la verde immagine residua.
"Puoi vedere tutto questo nelle prime statue e pitture della figura di madre natura: seni pieni e fianchi sono enfatizzati come i punti focali del potere femminile. Queste riviste popolari però vanno passo passo nella direzione opposta--- rimpiazzando curvo, paffuto, e sano, con avvizzito, anoressico, e rovinato, come i morti. Cosmo cambia il paradigma di bellezza ideale facendo somigliare i vivi sempre più a dei cadaveri, allo stesso modo in cui i becchini rendono i cadaveri sempre più simili ai vivi. Così le donne provano via via sempre più disgusto per i loro corpi vivi, e gli istinti genetici degli uomini si fanno confusi. Sono meno preoccupati di quello da cui dovrebbero essere istintivamente attratti e più preoccupati da cosa credono di dover essere attratti. A dirla tutta, quelle riviste si avvicinano sempre di più ogni mese ad essere pornografia necrofila."
Poi le Cornacchie diventano silenziose, e Simon è lasciato solo con la sua bocca. "Oh... aspetta... scusami" dice. "Quello... non è uscito per niente bene."
Il suo appuntamento è in piedi inebetito, sorpreso sia dalla quantità di parole che sono volate fuori dalla bocca di Simon, sia dalle parole stesse. Proprio mentre si sta girando per andarsene, Simon le vede--- le altre cicatrici. I suoi verdi occhi di assenzio si allargano ancora di più.
"Oh, non dovresti farlo" dice Simon.
"Fare cosa?"
La chirurgia estetica che le ha eliminate è stata efficace, ma attraverso l'Acqua Morta, Simon può vedere delle vecchie cicatrici attorno ai suoi polsi.
"Provare ad essere come i morti."
Simon la fissa attraverso occhi di malachite. L'assenzio forma un piccolo alberello fantasma nella sua testa. Simon può vedere le cicatrici invisibili e può leggere il loro contesto. Può ascoltare i mormorii dei morti nella sua faccia. Attraverso l'Acqua Morta, Simon può leggere le cicatrici come dei geroglifici.
"Non dovresti rimettere dopo i pasti. Non è salutare. Fa male ai denti e all'esofago. E non ha senso, se sei già bella e in forma. E' solo ridondante."
Gli occhi di lei non sono più strabici nè guardinghi, ma larghi ed esposti, le lacrime che colano giù. Simon l'ha tagliata, ferita. A volte, le incisioni chirurgiche sono utili.
La bocca di lei trema, forse preparando parole più importanti di tutte le chiacchere indorate, parole che non ha mai osato lasciarsi sfuggire. Simon tende una mano imbarazzata, per permettere il collegamento.
A volte, le incisioni chirurgiche sono utili. Ma prima che le cose nere e cattive possano sgorgare fuori, lei si coagula e cicatrizza nell'espressione carica d'odio che forma sul suo viso.
"Dannato mostro!" ruggisce, gettando l'acqua del suo bicchere in faccia a Simon e andando impettita verso l'ingresso.
Simon ripulisce i suoi occhiali. Si asciuga il viso e finalmente mangia la sua griglia di carne ormai fredda, la sua Chicago di trecento grammi. Nella sua mente appare come un gigantesco mostro rettiliano, sorto dal lago in uno scoppio di fuoco nucleare. Distruggendo la città, strappa il pavimento di manzo, liberando i piccoli scheletri che vi erano intrappolati.
Gioendo, condividono con lui i loro segreti.

* * * * *
Una volta, un estraneo avvicinò Simon in un parco.
"Spaventato?" chiese l'estraneo.
"No" disse Simon. "Statisticamente, è molto più probabile che io venga ucciso da qualcuno che conosco."
L'estraneo indietreggiò. Lentamente.

* * * * *
Fuori dal ristorante, Simon guarda in basso, chiedendosi dove finisca il marciapiede e comincino gli scheletri.
"Sai proprio un sacco di curiosità tu, eh?"
La voce arriva da dietro Simon, strisciando come un gatto.
Simon scrolla le spalle. "So la parola più lunga del vocabolario inglese."
"Qual è?"
"Pneumonoultramicroscopicsilicovolcanoconiosis."
"Wow."
"E' una malattia dei polmoni causata dall'inalazione di granuli vulcanici."
"Davvero? E io che credevo fosse supercalifragilistichespiratiloso."
"No. Sospetto che Mary Poppins fosse una bugiarda abituale e compulsiva."
"Quella stronza."
Sembra così naturale---parlare alla voce, senza preoccuparsi della sua fonte, senza sentirsi curiosi verso chi si trova lì. Le Cornacchie però beccano l'albero nella sua testa, frantumando corteccia e nervo.
"Pericolo" sibilano le Cornacchie. "Guarda, Simon!"
Simon guarda lungo il marciapiede, ma non vede nessuno. Ha quella sensazione--- come quando alle elementari non trovava il suo compito di matematica nella cartella, ma sapeva di averlo fatto. Il panico da cuore in gola di non trovare ciò che sapeva dover essere lì, e l'attesa di quella cattivissima insegnante di matematica.
Simon si guarda intorno, su e giù per la via, dappertutto.
Non c’è nessuno lì. Solo lui, le Cornacchie e gli scheletri.

* * * * *

Mamma mostra a Simon i piccoli cadaveri.
Lui annuisce in segno di approvazione.
"Questa mi ha dato così tanti problemi," dice lei.
E infilza.
"Actias luna."
E infilza.
"Acherontia styx."
E infilza.
"Attacus atlas!"
E infilza.
Il rituale è completo. Simon ammira i colori e le ali delle falene ora appuntate nelle loro vetrinette. L'hobby di sua madre è collezionare hobby, e quello di collezionare falene è il suo ultimo acquisto.
"Questa è chiamata falena fantasma, tesoro, o falena strega bianca."
Simon annuisce, facendo apparire e svanire una moneta nella sua mano, per nessuno in particolare. Prende un coltellino X-Acto dal tavolo, ci gioca un po' tenendolo tra mani... e lo mette giù, non gradendone il peso.
"Allora, raccontami. Com'è andato il tuo appuntamento?" Chiede Mamma, indicandolo con il punteruolo numero due.
"Hmm?"
"Non fare lo schivo. Mi sono sobbarcata tutto il casino di assillare tuo padre per fargli convincere una delle sue belle e giovani pazienti a recarsi ad un appuntamento al buio. Ora voglio sapere cos'ha prodotto la mia ingerenza." Mamma sorride, trafiggendo un altro artropode notturno.
Simon freme ai pensieri dell'appuntamento al buio. Lascia vagare la sua mente in ricordi piacevoli, nel Laboratorio Autopsie 6, da Jane e dai suoi occhi dorati.
"Lei era... meravigliosa."
"Oh, sono così felice di sentirtelo dire. Vedi, tesoro, te l'ho detto--- avevi solo bisogno di uscire di più. Com'è lei?"
Simon pensa a Jane Doe che gli sorride, stringendogli la mano.
"E' davvero gentile, Mamma. Sento che posso essere me stesso quando sono con lei."
"Dove siete andati e cosa avete fatto?"
Il suono felice Tagliuzza-sgranocchia-tagliuzza-sgranocchia delle ossa ricurve; pesare uno alla volta i suoi organi; tirare gentilmente il suo scalpo dal teschio.
"Abbiamo ballato."
"Oh, divertente. L'hai---" Mamma si china verso di lui, cospirativa, "L'hai baciata?"
"Mamma!"
"Allora?"
"No, Mamma." Simon arrosisce. "Non al primo appuntamento."
"Sai, non credevo che ci fosse qualcuno ancora così all'antica. E' così dolce."
Simon pensa a Jane nella sua unità di refrigerazione, il suo petto amorevolmente ricucito--- l'ingresso a forma di Y per l'Acqua Morta.
"Si" dice Simon, "lo è."

* * * * *

Simon cammina dall'auto verso casa sua. In alto, le falene sbattono le teste sui lampioni al neon, come angeli caduti, che storditi dagli schianti, vogliono solo tornare a casa.
Lo spettro dei compiti di matematica andati perduti lo segue per tutto il tragitto fino alla porta.
Le Cornacchie gli guardano le spalle.

* * * * *
Una volta, al piccolo Simon fu permesso di scegliere i vestiti per la giornata. Sua madre lo trovò, ore dopo, quando sarebbe già dovuto essere a scuola, mentre sedeva singhiozzando ancora mezzo nudo sul pavimento della sua cameretta, con mucchietti dei suoi stessi capelli strappati stretti nelle mani.
Simon, cos'hai?”
Il piccolo Simon indicò una pila di vestiti di vari colori. Perplessa, sua madre fu in grado di calmarlo soltanto suggerendogli di mettere il completo nero che aveva indossato al funerale di suo nonno.


* * * * *



Simon tiene in mano il suo freddo corpicino.
"Non di nuovo."
Nei suoi occhi di malachite, il pizzicorio prelude una lacrima.
Un'altra nottata, un altro pesce rosso morto. No, non li accarezza più, fin da quando era ragazzo, ma non sembra comunque essere in grado di mantenerli in vita. Non importa la specie, non importa quante ricerche faccia, non importa quanto migliori le sue tecniche di allevamento, le temperature, i livelli di Ph, il pesce muore sempre nel giro di quarantotto ore.
Oh, un gatto.
Oh, un cane.
Oh, un pappagallo.
Quanto desiderava un compagno animale da ragazzino. Però era troppo terrorizzato per permettersi qualunque altra cosa più complessa di un pesce, terrorizzato che le carezze potessero infettare un amico peloso con la morte.
Morte per osmosi, attraverso trasporto cellulare attivo, sembrava imminente. Eh, Jane?
E' vagamente terrorizzato dal dover toccare infanti umani. Grazie a Dio quella situazione si presenta raramente.
Ha persino provato con le piante. Le trattava meglio che poteva, avendo sentito che adorano se gli si parla. Ma non importa quanto pontificasse con loro, morivano tutte quante.
Non ho mai detto le cose giuste, Jane.
"Non è colpa tua, sono io il problema" Simon sussurra al pesce. Lo bacia sul viso lucidato dal muco e, tristemente, lo affida al sonno eterno. Lo consegna all'oltre.
Flush.
L'acqua è sempre stata un tramite tra vita e morte.
Attraversa il resto della casa, passando davanti a tutti gli altri acquari vuoti, piante morte, fiori appassiti, e altri tentativi falliti.
Domani, proverà ancora.

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