Ed eccoci finalmente al nuovo appuntamento con le avventure del nostro carissimo necrofilo Simon.
I ringraziamenti vanno come sempre all'editor Sara, che stavolta è riuscita a trovare il tempo di correggere la bozza in mezzo all'oberante lavoro di scrittura tesi.
Cosa ci aspetta in questo capitolo?
Qualche precisazione è d'obbligo: vedrete usato tantissimo il termine "slapstick," questo non è altro che un termine americano per indicare una comicità fisica propria dei film muti, che non ha un corrispettivo italiano. Per maggiori informazioni vi rimando alla pagina di wikipedia.
http://it.wikipedia.org/wiki/Slapstick
Ma veniamo a noi, ecco l'elenco dei capitoli precedenti per chi se li fosse persi:
Prologo: http://nopipeblog.blogspot.it/2013/12/stranezze-di-proporzioni.html
Capitolo 1: http://nopipeblog.blogspot.it/2013/12/stranezza-di-proporzioni-capitolo-1.html
Capitolo 2: http://nopipeblog.blogspot.it/2013/12/stranezza-di-proporzioni-capitolo-2.html
Capitolo 3: http://nopipeblog.blogspot.it/2013/12/stranezza-di-proporzioni-capitolo-3.html
Capitolo 4: http://nopipeblog.blogspot.it/2014/01/stranezza-di-proporzioni-capitolo-4.html
In più il link per poter acquistare il libro intero in lingua originale per chi non riuscisse ad aspettare la traduzione:
http://www.drivethrufiction.com/product/96994/Strangeness-in-the-Proportion
E ora sotto con il capitolo!
Interludio:
Silhouettes
Il
rumore della cartuccia caricata fa fremere le mie budella.
Dio,
amo quel suono. Sembra come... suona come quando mi chiamavano G.I.
Jane, mi davano addosso e allora io gli rompevo il culo, ed eravamo
tutti guerrieri. Prima di tutte le storie folli. Prima dei Babau.
Una
volta ho visto delle foto aeree di una spiaggia--- Florida; Hawaii,
forse.
C'erano
minuscole persone che nuotavano e si bagnavano, ma anche grandi e
oscure silhouette che si aggiravano dentro e fuori la battigia, tra
la gente. Statisticamente, gli attacchi da parte degli squali sono
rari. Le persone credono che l'irregolarità sia uno squalo che
decide di venire nel nostro spazio. Sbagliato. Gli squali sono sempre
con noi, non lontani cento miglia. Siamo noi nel loro
spazio.
L'irregolarità
è quando uno decide di spingersi oltre e mordere.
Questo
la gente vorrebbe davvero saperlo?
Andrebbero
ancora in spiaggia?
Gli
attacchi sono rari, quindi i civili non hanno davvero bisogno di
sapere.
Non
hanno mai visto l'acqua da quel punto di vista.
Guardo
attraverso il mirino--- corpi minuscoli e caldi, rossi e verdi, che
nuotano in un mare blu. Spazio sulla folla. So che tra poco arriverà.
Ecco.
Una
silhouette blu nuota nel mezzo, appena percepibile sul quasi identico
blu dello sfondo. Cammina, passando a qualche centimetro dai corpi
rossi. Nessuno di loro sa. Continuano tutti a passeggiare.
Accarezzo
il grilletto e cerco di rilassarmi completamente. Seguo il babau blu,
e poi mi blocco. E se
mi vedesse?
Stupida
paura irrazionale. Maledico la mia debolezza e la anniento. Nessuno
può vedermi qua in alto.
Prendo
la mira.
Poi
lo sento--- l'urlo acuto da ragazzina che odio così tanto, per cui
ho speso anni e proiettili, e attraversato l'inferno del campo di
addestramento, tutto nel tentativo di sfuggirgli. E' quello che però
esce da me mentre il babau guarda in alto con la sua fredda testa
blu, fissandomi attraverso il mirino con i suoi occhi così
impossibilmente freddi, due buchi neri.
Capitolo
5
Simon
osserva gli spettri argentati.
Gli
spettri nero seppia.
Gli
spettri monocromatici.
"Sono
tutti morti, sapete" dice ai corvi assonnati nel suo cranio.
Beve verde. Guarda lo schermo. Sono tutti morti. Purgatori
passatempo. Le Cornacchie sono sazie, ma non soddisfatte.
Musica
d'organo. Uno scheletro monocromatico danza sopra un orologio a
ingranaggi. Il testo sullo schermo recita: Sangue!
Il tuo prezioso sangue!
Sta
guardando il Conte Orlok, zanne da roditore e mani di ragno, mentre
perseguita l'eroina dagli occhi spalancati. Simon guarda Nosferatu,
il classico Horror del 1922--- freme osservando il cadavere affamato
che cammina furtivamente nel mondo di bagliori lampeggianti. Alla
fine, il sole sorge e uccide il vampiro.
Simon
cambia disco e sorseggia dal suo thermos.
Guarda
La
legge dell'ospitalità,
il classico della commedia del 1923---freme alle farse da slapstick
di Buster Keaton, il Michelangelo della commedia muta. Osserva l'eroe
dal viso inespressivo che esegue cadute e gag fisiche. Soliloqui
silenziosi e corporali da Vaudeville.
Hanno
sepolto Buster Keaton con un rosario in una tasca e un mazzo di carte
nell'altra, per prepararlo ad entrambe le possibilità.
Lo
sapevi questo, Jane?
Sono
tutti morti. Purgatori passatempo, che a volte ruotano su dischi
digitali. Simon mette via i due dischi, come due monete giganti per
il traghettatore. A volte due dischi vi faranno arrivare al luogo
dove volete andare. Le Cornacchie gracchiano sui rami di assenzio.
Questa non è la dipendenza. Questo è un sottoprodotto della
dipendenza. Questo non è la droga. Questo è rovistare
nell'armadietto delle medicine in attesa che il tuo spacciatore
chiami.
Simon
chiude gli occhi e lascia che la verde magia fatata faccia il suo
corso, proiettando sogni a occhi aperti nelle palpebre interne, un
nuovo film con colonna sonora orchestrata, una fusione di ricordi.
L'orrendo vampiro contro l'eroe slapstick, artigli e zanne contro
cadute e tempismo perfetto. Che meravigliosa incongruenza, la
commedia spaventosa, l'horror comico...
I
suoi pensieri sterzano di nuovo ai suoi occhi dorati.
Dannazione.
E'
tardi, è sabato notte, e Simon siede a casa sua, bandito dal lavoro,
incapace di stare con Jane, incapace di concentrarsi su qualunque
cosa, incapace di dormire.
“I
tuoi bioritmi sono bacati” blaterano le Cornacchie.
Simon
passeggia per casa sua, percorre tutte le piante morte e gli acquari
vuoti mentre l'ossessione stuzzica la sua spina dorsale con quel
solletico di anfetamine. Continua ancora e ancora a tirare fuori
dalla tasca una minuscola ciocca bianca dei capelli di Jane.
Questa
non è una relazione ideale.
Cammina
e pensa alla sua pallida faccia, alle sue mani fredde. Tira fuori il
bisturi e lo esamina, amorevolmente. E' Il
bisturi.
Il bisturi dell'autopsia di Jane. Il loro
bisturi.
Non
producono delle cartoline regalo per questo tipo di situazioni.
Simon
cammina.
* * * * *
Simon
fa scorrere una moneta su e giù per le mani, tra le dita agili.
Poi
fa scorrere il bisturi. Poi li fa scorrere tutti e due, bisturi che
insegue moneta, su e giù e lungo la mano.
“Hai
uno squilibrio nella tua testa,”
dicevano i dottori, ma non hanno mai saputo davvero cosa fare, Jane.
Le
cure non sembravano funzionare, raramente avevano sortito qualche
effetto sul giovane Simon. Non come l'assenzio.
Solletica
le mie interiora. Eh, Jane?
Simon
afferra il libro delle preghiere diaboliche--- un mazzo di carte---
ed esegue alzate, doppie alzate e mischiate. Muove carte nel mazzo in
modo invisibile, le fa apparire e svanire. Fa comparire monete dal
nulla e le rimanda indietro. Prova col bisturi, facendolo apparire e
svanire con colpetti di polso. Simon fa pratica con il tiro a segno
usando le carte, affondando regine, re, e jack in bersagli
arrendevoli, tagliando i gambi di piante morte dall'altra parte della
stanza.
Un
dottore, che piaceva davvero al giovane Simon, gli aveva prescritto
degli esercizi di destrezza manuale. Così Simon aveva iniziato a
dedicarsi a varie arti e hobby. Aveva imparato la prestidigitazione.
Aveva iniziato con la giocoleria, il lancio delle carte, il lancio
dei coltelli, la scultura, la calligrafia, e varie altre attività,
tutto per tenere le sue mani occupate, per chiedere loro precisione.
Aveva le mani chirurgiche di suo padre, mani migliori.
Simon
finisce le carte. Entra nella camera da letto per ospiti, quella con
le stuoie sul pavimento, e inizia i suoi esercizi acrobatici.
Gli
esercizi per le mani aiutavano, un po'. Sicuramente tenevano i cocci
di vetro fuori dal suo cervello meglio delle droghe. Ma Simon era
sempre più affamato. Da ragazzo, apprezzava i commedianti fisici dei
suoi amati film muti: Chaplin, Keaton, Harry Lloyd, e gli altri.
Aveva letto le loro biografie, ammirato la loro dedizione all’arte,
l’abilità così esperta nel controllo del corpo--- come, nel nome
di una risata, avevano eseguito dimostrazioni di fisicità molto più
pericolose di qualunque stunt esplosivo fatto dalle aitanti star dei
film d'azione moderni. Quindi Simon aveva iniziato col vaudeville,
con lo slapstick, e la commedia fisica. Gli insegnanti erano
difficili da trovare, ma i suoi genitori avevano il denaro e volevano
assecondare il loro ragazzino. Simon aveva imparato da artisti e
clown, da libri e video, e mimava ciò che vedeva nei film. Aveva
preso diverse lezioni di arti marziali, sopratutto per le capriole e
le cadute--- judo, jujutsu, aikido.
Simon
rotola, capitombola, e fa capriole sulle stuoie. Esegue cadute
all'apparenza dolorose. Scivola su bucce di banane che non esistono,
eccetto per ciò che gli mostra l'assenzio. Simon si cimenta in
incontri di boxe slapstick con avversari immaginari. Recita le
routine che ha memorizzato dai DVD, gli sfondi e la musica del
pianoforte forniti dall'assenzio e dall'immaginazione, bizzarri
balletti e grazia comica. Combatte il mortifero Nosferatu con cadute
e gag, un duello di slapstick con un orrore gotico.
Dopo
anni di ripetizioni, il nostro eroe ha la velocità, la destrezza e
l’abilità che possono venire solo da una compulsione ossessiva e
dall'assenza di una vita sociale. Le sue incisioni all'obitorio sono
le più precise. Potrebbe essere il più abile artista di
prestidigitazione della città, eppure non lo potrà mai sapere.
Simon non si esibisce mai per gli altri, solo per le ombre nella sua
testa e quelle che ne scivolano fuori.
La
gente vede Simon perso nei suoi pensieri e crede che sia tardo, ma la
sua mente si muove davvero veloce. Le persone vedono la natura goffa
di Simon e deducono che sia fisicamente inetto, ma è molto più
flessibile e atletico di quanto possano immaginare.
Simon
sconfigge il mostro gotico con lo slapstick e il film che ha creato
con l'assenzio nella sua testa è piacevole, sviante. Eppure, la sua
mente torna indietro ai suoi occhi dorati.
Le
Cornacchie bisbigliano.
* * * * *
Ancora
sabato notte.
Simon
scarica un altro pesce.
Lo
fanno sempre piangere.
* * * * *
Ancora
sabato notte.
Simon
scrive un sonetto d'amore. Poi rompe uno specchio quando vede la
faccia putrescente e rigonfia di Toby Reynold.
“Mi
dispiace, Toby,” dice Simon ai frammenti di vetro.
“Mi
dispiace così tanto riguardo Twiss.”
Sapete
di Myer Twiss?
* * * * *
Ancora
sabato notte, ancora.
Simon
incide il nome di lei nel muro, ripassandolo in continuazione, ma gli
uccelli neri continuano a starnazzare. Può udire da qualche parte il
silenzioso sogghigno del Conte Orlok. La sua pancia brontola per
l'amore morto.
C'è
un albero fantasma, Jane, che cresce nella mia testa, e le Cornacchie
sono sempre affamate.
Simon
prende il suo cappello, il cappotto, e il thermos. Fa quello che ogni
gentiluomo necrofilo in preda all'assenzio ha sempre fatto, quando
turbato, da tempo immemore.
Va
a fare una passeggiata.
* * * * *
Le
altalene dondolano vacuamente nel vento, tirate da catene stridenti.
Scivolo
vuoto, saliscendi vuoto, e strutture di arrampicata vuote. Simon si
toglie le scarpe e fa sprofondare i piedi nella sabbia autunnale. E'
davvero una bella sensazione.
Il
buio del mondo ruota e si sfoca. La Ruota del Fato gira. Purgatori
passatempo, a volte ruotano sull'acciaio cigolante di un parco
giochi. Simon spinge più forte e la giostra gira più velocemente.
Sempre più veloce. Si alza in piedi e salta su, poggiandosi in
equilibrio sui corrimani di metallo che corrono come razzi sulla
giostra. Mentre sta ancora girando, Simon si issa, e cammina sopra la
giostra, da una barra d'acciaio all'altra, al ritmo della rotazione,
in perfetto equilibrio, un assurdo mulino circolare nel buio.
"Giro
giro Simon. Giro giro Simon," canticchiano le Cornacchie.
Mette
in equilibrio il suo cappello nero sul naso, la testa inclinata verso
l'alto, mentre sta ancora camminando, ancora girando. Era comico? Era
impressionante? Cerca davvero di essere impressionante, vuole
esibirsi.
Jane
però non ride.
Jane
non applaude.
Jane
non è qui.
Simon
non può sentire il mare d'ebano. Crolla, sedendosi di nuovo in basso
sulla giostra vorticante, rannicchiandosi come una triste ed elegante
bambola di pezza, poggiando il mento sulle ginocchia. Niente Acqua
Morta e niente Jane, solo un parco giochi del quartiere sul lato
nascosto oltre il confine della mezzanotte. Trema nell'astinenza
dall'amore morto. "Non è giusto," dice Simon ai corvi
nella sua testa. "I miei amici vanno sempre dove non posso
seguirli."
Sente
fitte di nostalgia, grandi quanto chiodi da bare, nel petto.
Simon
striscia attraverso il parco giochi sui piedi nudi, conscio dei vetri
rotti. Evita agilmente un preservativo usato mezzo sommerso dalla
sabbia. Il posto è vuoto e desolato--- non un'altra anima nel parco,
solo Simon e un regno di sperma morto. Simon lo fissa attraverso la
sua verde, verde tensione e, in monomania, si concentra sempre più
in basso fino al livello molecolare, considera mondi interi contenuti
nel lattice sgualcito, intere città di esseri agitati--- alcuni che
urlano "La fine è vicina," altri fanno baldoria
nell'istante della loro fremente danza macabra, tutti i loro milioni
su milioni di piccoli drammi recitati in un micro-tempo, prima
dell'incombente apocalisse spermicida.
"Potrebbero
essercene almeno seicento milioni," dice Simon alle Cornacchie.
Il
nostro eroe ha una carriera nel trovare le storie nascoste in
frammenti postumi e marcescenti.
Scivola
giù dallo scivolo. Dondola su un'altalena, sfiora una mano che non è
lì. Scalcia più forte, oscilla più in alto.
Più
in alto.
Cosa
succederebbe se andassi fino in fondo, Jane? Potrei riaverti? Potrei
eseguire un tre-e-sessanta? Se andassi così in alto, mi vedresti?
Simon
balza giù dall'altalena, percorre il parco giochi, seguendo immagini
residue di Jane, frammenti di ricordi. Non sta seguendo degli echi,
ma echi degli echi di Jane dall'Acqua Morta. Simon svolazza
attraverso la vita come un pipistrello, inseguendo gli echi delle
cose, ma mai le cose--- le conseguenze degli eventi, non l'evento; i
fantasmi delle persone, non la persona; i cadaveri, non i fantasmi.
Per qualcuno che ha un intero stormo di corvi lamentosi e sardonici,
si sente piuttosto solo.
"Ain't
got nobody..." cantano gli ambigui corvi, ridendo sull'albero di
assenzio.
Simon
siede sul saliscendi. Scalcia spingendosi verso l'alto, ma crolla
subito nuovamente in basso. E' solo. Vento, luna, sabbia fredda e
metallo rumoroso. Chi era Jane? Chi erano i quattro uomini che hanno
giocato all'impiccato con lei? Che cosa volevano? Hanno ottenuto
quello che cercavano? Dove sarebbe arrivato tutto questo? Simon
chiude gli occhi e insegue Jane, insegue i suoi occhi dorati e i
bianchi capelli, giù per un buco nero di domande. Dov'è andato?
Quanto in profondità?
Simon
scalcia spingendosi in alto---
E
rimane alto, sul saliscendi, i piedi che penzolano oltre la sabbia.
I
corvi smettono di cantare e scherzare, tutti i loro occhi piccoli e
luccicanti che fissano attentamente attraverso gli occhiali di Simon.
Ci vogliono gli occhi neri di migliaia e migliaia di corvi fantasma
per formare le pupille dei verdi occhi di Simon.
Vedono
un ragazzino--- un ragazzino che siede in basso dall'altra parte del
saliscendi. E' il classico ragazzino che Simon si aspetterebbe di
vedere in un parco giochi, così nella media che Simon, più tardi,
avrebbe avuto problemi nell'indovinarne l'età o persino nel
descriverlo.
"Sei
rimasto sveglio fino a tardi," dice Simon, timidamente.
"Faccio
il turno notturno," dice il ragazzino. "Come te."
Scalcia,
innalzandosi.
Simon
tocca il terreno in basso.
"Mi
piace il cappello," dice il ragazzino.
Simon
scalcia verso l'alto.
Il
ragazzino va in basso.
Simon
annuisce. Vuole sapere cosa succede dopo. Non sa come debba
proseguire questa conversazione. E' un'allucinazione da assenzio?
"Non
so come debba proseguire questa conversazione."
"Questa,
Simon Meeks, è la parte dove ti mostro come sarebbe il mondo se tu
non fossi mai nato!" dice il ragazzino, le braccia aperte in
atto di presentazione.
Simon
lo fissa.
"Scherzo,"
dice il ragazzino. "Ho odiato quel film."
Su.
Giù.
"Il
tuo capo. E' un po' una testa di cazzo," dice il ragazzino.
"Io...
si." Simon non l'avrebbe mai posta in quella maniera, ma in
effetti non poteva nemmeno negarlo.
Su.
Giù.
"Fa
brutte cose coi morti," osserva il ragazzino.
"Però,
anche tu fai certe cose piuttosto strane." La freddezza del
ragazzino gli ricorda davvero tanto quella di un gatto.
Su.
Giù.
"E'
bella, non è così, Simon--- il cadavere dagli occhi dorati?"
"Si.
Bellissima."
Su.
Giù.
"Conosci
il suo nome?"
"Jane
Doe."
Il
ragazzino si ferma, si piega all'indietro, poi fa un gran sorriso.
Aveva
una grande dentatura, Jane. Una grande dentatura.
Su.
Giù.
"Quindi
non l'avevi mai conosciuta prima. La ragazza del mistero," dice
il ragazzino. "Nessun sospettato."
"Ce
n'erano quattro. Un uomo era davvero grande. Ha tenuto la corda. Un
altro faceva domande. Un altro rideva. Un altro piangeva. L'hanno
issata tre volte. Volevano spaventarla. Aveva qualcosa che loro
volevano." Simon vuole far continuare la conversazione, sperando
che le risposte generino altre risposte.
"Come
hai saputo questo, Simon?"
"Me
l'ha raccontato lei."
"E'
questo quello che accade quando tu---? Hmm. Hai sprigionato i colori
più selvaggi..." Il ragazzino sembra perso nei ricordi, ma solo
per un momento. "Suppongo non ti abbia detto cosa l'ha posseduta
per farle ottenere quella sfumatura di smalto per unghie, non è
così?"
"Mi
piace il suo smalto," dice Simon, un po' sulla difensiva.
"Hai
saputo cosa volevano da lei?"
"No."
Su.
Giù.
"Qual
è il tuo interesse in tutto questo, Simon?"
"Lei."
"Cosa?"
"Io
la amo."
"No,
davvero--- cosa? Huh? Huh?!" Il ragazzino osserva Simon
attentamente, ma non negli occhi. Fissa Simon nella sua interezza.
"Non è possibile! Stai dicendo la verità." Il ragazzino
sembra divertito.
Su.
Giù.
"Simon,
se andrai ancora avanti in tutto questo, le cose diventeranno davvero
strane e spaventose."
"Non
mi importa."
Il
ragazzino continua a guardare dentro Simon. "No, immagino di no.
Non ti fermerai, non importa cosa accada, non è così?"
"No,
non mi fermerò mai." Le parole suonano liberatorie nella bocca
di Simon, decisive. Le Cornacchie saltellano su e giù nella sua
testa, eccitate e agitate da qualcosa.
E'
il turno del ragazzino di scendere. "Vuoi che quelli che hanno
fatto tutto questo a Jane paghino, giusto?"
Le
parole suonano più come una persuasione che un'osservazione. Il
ragazzino non parla come un ragazzino. I suoi manierismi sembrano...
sbagliati. Improvvisamente tutte le Cornacchie urlano e gracchiano:
"Non
un ragazzino!"
"Pericolo,
Simon!"
"Pericolo!"
"Non
è un ragazzino!"
"Non
ha respirato, Simon!"
"Non
ha fatto un respiro in novantotto secondi!"
"Novantanove
secondi!"
"Pericolo!"
Simon
guarda in basso verso il ragazzino. Attraverso la verde foschia c'è
qualcosa di sovrapposto, qualcosa che condivide lo stesso spazio col
ragazzino, qualcosa di più alto, qualcosa di più slanciato.
Intuisce che Simon lo ha notato e la testa della cosa-ragazzino si
piega di lato, piegandosi troppo. Simon balza all'indietro,
improvvisamente scomposto, come se qualcosa gli fosse stato lanciato
in faccia.
"Simon?"
la cosa-ragazzino fa le fusa.
"Cosa
sei tu?"
"Sono
un'ombra," dicono due voci separate che lottano per il controllo
delle orecchie di Simon. "Proprio adesso, sono la tua
ombra."
Una
distorsione.
Andato.
Simon
crolla giù, pesantemente, sul saliscendi. Senza pensare si produce
in un'allenata capriola all'indietro e finisce di nuovo in piedi. E'
solo la forza di volontà che gli impedisce di completare la routine
da slapstick con un barcollamento comico.
Le
Cornacchie continuano a gridare ansiose.
"Pericolo!"
"Scappa,
Simon!"
"Ah,
sbrigati!"
"Ah,
non farci attardare!"
"Ah,
vola!"
"Lasciaci
volare!"
Simon
afferra il suo cappello e scappa.
La
mia ombra, Jane! La mia ombra si era separata da me e non sapevo come
ricucirla.
* * * * *
Simon
è abbastanza sicuro che un fatto strano è accaduto al parco giochi.
Sa
inoltre di avere un pessimo punto di riferimento per ciò che è
"normale," quindi è difficile quantificare quanto strano
sia stato.
Però
ha fatto una scelta decisiva. Non è così? Non lascerà che Jane
vada alla deriva. Capirà cos'è successo, cucendo insieme i cadaveri
delle tre scimmie sagge, se dovesse--- nutrendole di fulmini e
resuscitandole per vedere, sentire e parlare del male che è
accaduto.
Ma
come?
"Semaforo
verde!" gridano le Cornacchie.
"Oh,"
dice Simon. Attraversa la strada.
I
corvi borbottano agitati. I cocci di vetro pressano il suo cervello.
Simon ha bisogno di essere in grado di pensare lucidamente. Avrebbe
bisogno di un---
"Là!"
urlano le Cornacchie.
"Là---là---là!"
Un
cane morto in un vicolo della prealba. Fresco. Quando i tempi sono
duri, i tossici sanno essere creativi nel trovare una dose. Simon
entra nel vicolo e ricorda...
Quando
ero un ragazzino, ero solito dare agli animali dei funerali
vichinghi.
Un
ragazzino curioso, Simon spesso esplorava l'area intorno casa sua. A
volte, si imbatteva in cadaveri di animali: selvaggina investita,
piccioni, gatti, cani, una volta persino una tartaruga. Li trovava
nelle loro strane pose e guardava nei loro occhi velati. Questa era
la massima vicinanza che si permetteva con gli animali, spaventato di
uccidere le creature viventi solo con la sua presenza, come il suo
pesciolino.
Non
mi piaceva lasciare i loro corpi in quel modo, Jane---sul terreno,
senza dignità, abbandonati a gonfiarsi e decomporsi.
Simon
gli donava dei commiati. Bramava di dare loro un opportuno funerale
vichingo, bruciandoli su delle opportune pire funerarie. Il fuoco
però non era qualcosa che gli adulti lasciavano maneggiare a bambini
come Simon.
Comunque,
era un ragazzino creativo. Una conoscenza della scuola spesso
mostrava la sua collezione di penny schiantati--- penny lasciati
sulle rotaie delle ferrovie e distrutti dai treni. Tali ninnoli erano
preziosi tesori per degli scolaretti e avevano ispirato Simon.
Portava
i suoi amici animali morti sulle rotaie della El vicino casa sua e
gli donava la dignità, se non la forma, di un funerale vichingo.
Li
lasciavo sui binari, Jane, per essere spazzati nell'oblio dalla
pressione impossibile del serpente-del-mondo di ferro che sbandava
sui binari, portando i miei amici nell'aldilà. Arrivavano come
draghi giù dalla montagna.
Simon
cammina tranquillamente verso il cane. Sono passati anni da quando ha
inscenato un funerale vichingo. Ha un'intenzione molto diversa per---
"Oh,
no."
Simon
balza indietro.
Il
cane è ancora vivo. Appena. Giace su un fianco, troppo debole per
poter sollevare la testa, si contorce soltanto, e respira
leggermente, guardando Simon con occhi spaventati.
Simon
deglutisce. Cammina da muro a muro attraverso il vicolo. Non ha idea
di cosa fare.
"Ciao...
bello," dice.
La
coda del cane scodinzola una volta. Simon studia l'animale---
profonde lacerazioni, un'arteria recisa. Il sangue ha smesso del
tutto di fluire. Non dovrebbe mancare troppo adesso. Simon si
inginocchia vicino al cane. La bestiola lascia andare un guaito
appena udibile.
"Hey,
bello. Non aver paura."
Simon
allunga una mano tremante, accarezzando la testa del cane.
Oh.
Ancora caldo. Così caldo. Coccola il cane.
Thump.
Thump.
Thump.
La
coda del cane oscilla, debolmente, colpendo il terreno.
"Ma
guardalo. Bravo cane. Bravo,bravo
cane. Non aver paura."
Simon
culla la testa dell'animale nel suo grembo, accarezzandolo e
sussurrandogli. "Non aver paura. Va tutto bene. Va tutto bene.
Non aver paura. E' tutto okay; sono qui." Proprio come Molly
fece col suo cadavere ai tempi della scuola. Il cane guarda in alto
verso Simon con occhi liquidi, troppo debole per muoversi, ma
agitando ancora la coda.
Thump.
Thump.
Thump.
"Ma
guardalo. Un così bravo cane," dice Simon mentre le lacrime
fluiscono lungo il suo viso--- non solo perchè il cane sta morendo,
ma perchè questo è il più grande affetto che Simon ha donato e
ricevuto da un animale. Voleva così tanto un cane da bambino. E qui
questo animale è così spaventato, negli spasmi della morte, e
ancora spende le sue ultime energie per scodinzolare, per donare a
Simon un segno di accettazione. Simon è sicuro che se il cane fosse
più in forze, gli leccherebbe la faccia. Oh, sarebbe meraviglioso!
Amore così caldo, appiccicoso, accogliente.
"Ma
che bravo cane. Bravo bello. Va tutto bene. Non aver paura."
Simon
siede con l'animale. Pochi minuti dopo, muore in relativa pace tra le
sue braccia. Si asciuga il viso e porta a casa il cane.
* * * * *
Nel
seminterrato di Simon c'è un tavolo da autopsia di acciaio
inossidabile, con un sistema di drenaggio funzionante. Ha un set
completo di strumenti da dissezione--- bisturi, scalpelli cranici, e
il resto. Difficilmente li usa, ma si sente meglio sapendo che sono
lì.
L'albero
fantasma mormora, i rami che oscillano nel vento di una tempesta
sinaptica. Le Cornacchie fanno sobbalzare le teste e sbattono le ali
con trepidazione famelica.
"Oh-oh-oh,
Simon ci ha portato un maiale?" canticchia un corvo.
"Di
nuovo a casa, di nuovo a casa, jiggety-jig," risponde il coro di
Cornacchie.
"No-no-no,
Simon ci ha portato un cane," canta un altro corvo.
"Di
nuovo a casa, di nuovo a casa, jiggety-jog."
Simon
infila guanti di lattice blu.
"Il
soggetto è un maschio."
Raccoglie
il bisturi.
"Il
soggetto è... un bravo
cane."
Non
ho mai avuto un paziente che conoscevo da vivo, Jane.
Tristemente,
Simon accarezza l'animale. Beve dal suo thermos.
Si
apre tagliando una via per l'Acqua Morta.
* * * * *
Dove
siamo?
Il
sonno non ha un luogo da chiamare casa.
"Bravo
bello!"
* * * * *
Le
Cornacchie sono contente. La mente di Simon è a riposo. Un sorso
dell'Acqua Morta tiene lontano il vetro dentellato. Simon ripulisce
gli strumenti, osserva il flusso rosso diluito giù per lo scarico.
Ricordi
vaghi del gioco del riporto sulla spiaggia di polvere d'ossa vicino
all'acqua scura.
"Causa
della morte: coyote," dice Simon.
Erano
arrivati nella città. Non solo erano sopravvissuti, ma avevano
prosperato. Le persone raramente realizzano che dei predatori così
grossi potrebbero gironzolare senza mai essere avvistati. Sono
animali scaltri, che si adattano a nuovi ambienti, a nuove fonti di
cibo. Nei sobborghi, hanno imparato a cacciare in branchi per
abbattere i cervi in eccedenza. Nella città, hanno imparato a
cacciare ratti e mangiare immondizia.
Qualcos'altro
però si è infilato nell'Acqua Morta, Jane.
E'
successo a volte, che qualche segnale smarrito arrivasse a invadere,
un'immagine, un frammento di informazione non correlato al paziente o
al caso in alcun modo. Ha già problemi a ricordare. Qualcosa si
muoveva sotto la sabbia, gemendo, ruggendo, come prima, con Jane.
Qualcosa che eruttava dalla sabbia, una macchia di artigli, denti
affilati, e occhi neri da bambola.
A
Simon manca già il cane.
Scivola
nel sonno nella prealba. Un messaggio promozionale viene recitato
nella TV, condotto da un guru locale del fai-da-te, Arthur Drake---
un programma, che combina auto-realizzazione e voglia di diventare
ricchi, chiamato Consumatori
Apex.
"Siate
dei consumatori più potenti! Non siate consumati dal mondo di oggi,
così frenetico, siate voi quelli che consumano. Cambiate oggi la
vostra vita!"
Simon
va alla deriva verso sogni di schemi piramidali, bocche piene di
rasoi e occhi di bambole.
* * * * *
Ogni
finestra è una storia. Non dovete fare altro che sbirciare.
Dall'altra
parte della città, una televisione. Sangue denso cola sullo schermo.
Non badate al perchè. E' davvero importante adesso?
Intrappolato
in questa TV, Charlton Heston cerca disperatamente di avvertire la
gente di Chicago. "E' la gente!" urla. Ma nessuno lo nota.
"E' la gente!"
Il
sipario cremisi cala lentamente sulla scena.
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