venerdì 24 gennaio 2014

Stranezza di proporzioni: Capitolo 5



Ed eccoci finalmente al nuovo appuntamento con le avventure del nostro carissimo necrofilo Simon.
I ringraziamenti vanno come sempre all'editor Sara, che stavolta è riuscita a trovare il tempo di correggere la bozza in mezzo all'oberante lavoro di scrittura tesi.
Cosa ci aspetta in questo capitolo?
Qualche precisazione è d'obbligo: vedrete usato tantissimo il termine "slapstick," questo non è altro che un termine americano per indicare una comicità fisica propria dei film muti, che non ha un corrispettivo italiano. Per maggiori informazioni vi rimando alla pagina di wikipedia.

http://it.wikipedia.org/wiki/Slapstick

Ma veniamo a noi, ecco l'elenco dei capitoli precedenti per chi se li fosse persi:

Prologo: http://nopipeblog.blogspot.it/2013/12/stranezze-di-proporzioni.html

Capitolo 1: http://nopipeblog.blogspot.it/2013/12/stranezza-di-proporzioni-capitolo-1.html

Capitolo 2: http://nopipeblog.blogspot.it/2013/12/stranezza-di-proporzioni-capitolo-2.html

Capitolo 3: http://nopipeblog.blogspot.it/2013/12/stranezza-di-proporzioni-capitolo-3.html

Capitolo 4: http://nopipeblog.blogspot.it/2014/01/stranezza-di-proporzioni-capitolo-4.html

In più il link per poter acquistare il libro intero in lingua originale per chi non riuscisse ad aspettare la traduzione:

http://www.drivethrufiction.com/product/96994/Strangeness-in-the-Proportion

E ora sotto con il capitolo!




Interludio: Silhouettes



Il rumore della cartuccia caricata fa fremere le mie budella.

Dio, amo quel suono. Sembra come... suona come quando mi chiamavano G.I. Jane, mi davano addosso e allora io gli rompevo il culo, ed eravamo tutti guerrieri. Prima di tutte le storie folli. Prima dei Babau.

Una volta ho visto delle foto aeree di una spiaggia--- Florida; Hawaii, forse.

C'erano minuscole persone che nuotavano e si bagnavano, ma anche grandi e oscure silhouette che si aggiravano dentro e fuori la battigia, tra la gente. Statisticamente, gli attacchi da parte degli squali sono rari. Le persone credono che l'irregolarità sia uno squalo che decide di venire nel nostro spazio. Sbagliato. Gli squali sono sempre con noi, non lontani cento miglia. Siamo noi nel loro spazio.

L'irregolarità è quando uno decide di spingersi oltre e mordere.

Questo la gente vorrebbe davvero saperlo?

Andrebbero ancora in spiaggia?

Gli attacchi sono rari, quindi i civili non hanno davvero bisogno di sapere.

Non hanno mai visto l'acqua da quel punto di vista.

Guardo attraverso il mirino--- corpi minuscoli e caldi, rossi e verdi, che nuotano in un mare blu. Spazio sulla folla. So che tra poco arriverà.

Ecco.

Una silhouette blu nuota nel mezzo, appena percepibile sul quasi identico blu dello sfondo. Cammina, passando a qualche centimetro dai corpi rossi. Nessuno di loro sa. Continuano tutti a passeggiare.

Accarezzo il grilletto e cerco di rilassarmi completamente. Seguo il babau blu, e poi mi blocco. E se mi vedesse?

Stupida paura irrazionale. Maledico la mia debolezza e la anniento. Nessuno può vedermi qua in alto.

Prendo la mira.

Poi lo sento--- l'urlo acuto da ragazzina che odio così tanto, per cui ho speso anni e proiettili, e attraversato l'inferno del campo di addestramento, tutto nel tentativo di sfuggirgli. E' quello che però esce da me mentre il babau guarda in alto con la sua fredda testa blu, fissandomi attraverso il mirino con i suoi occhi così impossibilmente freddi, due buchi neri.









Capitolo 5




Simon osserva gli spettri argentati.

Gli spettri nero seppia.

Gli spettri monocromatici.

"Sono tutti morti, sapete" dice ai corvi assonnati nel suo cranio. Beve verde. Guarda lo schermo. Sono tutti morti. Purgatori passatempo. Le Cornacchie sono sazie, ma non soddisfatte.

Musica d'organo. Uno scheletro monocromatico danza sopra un orologio a ingranaggi. Il testo sullo schermo recita: Sangue! Il tuo prezioso sangue!

Sta guardando il Conte Orlok, zanne da roditore e mani di ragno, mentre perseguita l'eroina dagli occhi spalancati. Simon guarda Nosferatu, il classico Horror del 1922--- freme osservando il cadavere affamato che cammina furtivamente nel mondo di bagliori lampeggianti. Alla fine, il sole sorge e uccide il vampiro.

Simon cambia disco e sorseggia dal suo thermos.

Guarda La legge dell'ospitalità, il classico della commedia del 1923---freme alle farse da slapstick di Buster Keaton, il Michelangelo della commedia muta. Osserva l'eroe dal viso inespressivo che esegue cadute e gag fisiche. Soliloqui silenziosi e corporali da Vaudeville.

Hanno sepolto Buster Keaton con un rosario in una tasca e un mazzo di carte nell'altra, per prepararlo ad entrambe le possibilità.

Lo sapevi questo, Jane?

Sono tutti morti. Purgatori passatempo, che a volte ruotano su dischi digitali. Simon mette via i due dischi, come due monete giganti per il traghettatore. A volte due dischi vi faranno arrivare al luogo dove volete andare. Le Cornacchie gracchiano sui rami di assenzio. Questa non è la dipendenza. Questo è un sottoprodotto della dipendenza. Questo non è la droga. Questo è rovistare nell'armadietto delle medicine in attesa che il tuo spacciatore chiami.

Simon chiude gli occhi e lascia che la verde magia fatata faccia il suo corso, proiettando sogni a occhi aperti nelle palpebre interne, un nuovo film con colonna sonora orchestrata, una fusione di ricordi. L'orrendo vampiro contro l'eroe slapstick, artigli e zanne contro cadute e tempismo perfetto. Che meravigliosa incongruenza, la commedia spaventosa, l'horror comico...

I suoi pensieri sterzano di nuovo ai suoi occhi dorati.

Dannazione.

E' tardi, è sabato notte, e Simon siede a casa sua, bandito dal lavoro, incapace di stare con Jane, incapace di concentrarsi su qualunque cosa, incapace di dormire.

I tuoi bioritmi sono bacati” blaterano le Cornacchie.

Simon passeggia per casa sua, percorre tutte le piante morte e gli acquari vuoti mentre l'ossessione stuzzica la sua spina dorsale con quel solletico di anfetamine. Continua ancora e ancora a tirare fuori dalla tasca una minuscola ciocca bianca dei capelli di Jane.

Questa non è una relazione ideale.

Cammina e pensa alla sua pallida faccia, alle sue mani fredde. Tira fuori il bisturi e lo esamina, amorevolmente. E' Il bisturi. Il bisturi dell'autopsia di Jane. Il loro bisturi.

Non producono delle cartoline regalo per questo tipo di situazioni.

Simon cammina.



* * * * *

Simon fa scorrere una moneta su e giù per le mani, tra le dita agili.

Poi fa scorrere il bisturi. Poi li fa scorrere tutti e due, bisturi che insegue moneta, su e giù e lungo la mano.

Hai uno squilibrio nella tua testa, dicevano i dottori, ma non hanno mai saputo davvero cosa fare, Jane.

Le cure non sembravano funzionare, raramente avevano sortito qualche effetto sul giovane Simon. Non come l'assenzio.

Solletica le mie interiora. Eh, Jane?

Simon afferra il libro delle preghiere diaboliche--- un mazzo di carte--- ed esegue alzate, doppie alzate e mischiate. Muove carte nel mazzo in modo invisibile, le fa apparire e svanire. Fa comparire monete dal nulla e le rimanda indietro. Prova col bisturi, facendolo apparire e svanire con colpetti di polso. Simon fa pratica con il tiro a segno usando le carte, affondando regine, re, e jack in bersagli arrendevoli, tagliando i gambi di piante morte dall'altra parte della stanza.

Un dottore, che piaceva davvero al giovane Simon, gli aveva prescritto degli esercizi di destrezza manuale. Così Simon aveva iniziato a dedicarsi a varie arti e hobby. Aveva imparato la prestidigitazione. Aveva iniziato con la giocoleria, il lancio delle carte, il lancio dei coltelli, la scultura, la calligrafia, e varie altre attività, tutto per tenere le sue mani occupate, per chiedere loro precisione. Aveva le mani chirurgiche di suo padre, mani migliori.

Simon finisce le carte. Entra nella camera da letto per ospiti, quella con le stuoie sul pavimento, e inizia i suoi esercizi acrobatici.

Gli esercizi per le mani aiutavano, un po'. Sicuramente tenevano i cocci di vetro fuori dal suo cervello meglio delle droghe. Ma Simon era sempre più affamato. Da ragazzo, apprezzava i commedianti fisici dei suoi amati film muti: Chaplin, Keaton, Harry Lloyd, e gli altri. Aveva letto le loro biografie, ammirato la loro dedizione all’arte, l’abilità così esperta nel controllo del corpo--- come, nel nome di una risata, avevano eseguito dimostrazioni di fisicità molto più pericolose di qualunque stunt esplosivo fatto dalle aitanti star dei film d'azione moderni. Quindi Simon aveva iniziato col vaudeville, con lo slapstick, e la commedia fisica. Gli insegnanti erano difficili da trovare, ma i suoi genitori avevano il denaro e volevano assecondare il loro ragazzino. Simon aveva imparato da artisti e clown, da libri e video, e mimava ciò che vedeva nei film. Aveva preso diverse lezioni di arti marziali, sopratutto per le capriole e le cadute--- judo, jujutsu, aikido.

Simon rotola, capitombola, e fa capriole sulle stuoie. Esegue cadute all'apparenza dolorose. Scivola su bucce di banane che non esistono, eccetto per ciò che gli mostra l'assenzio. Simon si cimenta in incontri di boxe slapstick con avversari immaginari. Recita le routine che ha memorizzato dai DVD, gli sfondi e la musica del pianoforte forniti dall'assenzio e dall'immaginazione, bizzarri balletti e grazia comica. Combatte il mortifero Nosferatu con cadute e gag, un duello di slapstick con un orrore gotico.

Dopo anni di ripetizioni, il nostro eroe ha la velocità, la destrezza e l’abilità che possono venire solo da una compulsione ossessiva e dall'assenza di una vita sociale. Le sue incisioni all'obitorio sono le più precise. Potrebbe essere il più abile artista di prestidigitazione della città, eppure non lo potrà mai sapere. Simon non si esibisce mai per gli altri, solo per le ombre nella sua testa e quelle che ne scivolano fuori.

La gente vede Simon perso nei suoi pensieri e crede che sia tardo, ma la sua mente si muove davvero veloce. Le persone vedono la natura goffa di Simon e deducono che sia fisicamente inetto, ma è molto più flessibile e atletico di quanto possano immaginare.

Simon sconfigge il mostro gotico con lo slapstick e il film che ha creato con l'assenzio nella sua testa è piacevole, sviante. Eppure, la sua mente torna indietro ai suoi occhi dorati.

Le Cornacchie bisbigliano.



* * * * *


Ancora sabato notte.

Simon scarica un altro pesce.

Lo fanno sempre piangere.



* * * * *

Ancora sabato notte.

Simon scrive un sonetto d'amore. Poi rompe uno specchio quando vede la faccia putrescente e rigonfia di Toby Reynold.

Mi dispiace, Toby,” dice Simon ai frammenti di vetro.

Mi dispiace così tanto riguardo Twiss.”

Sapete di Myer Twiss?



* * * * *

Ancora sabato notte, ancora.

Simon incide il nome di lei nel muro, ripassandolo in continuazione, ma gli uccelli neri continuano a starnazzare. Può udire da qualche parte il silenzioso sogghigno del Conte Orlok. La sua pancia brontola per l'amore morto.

C'è un albero fantasma, Jane, che cresce nella mia testa, e le Cornacchie sono sempre affamate.

Simon prende il suo cappello, il cappotto, e il thermos. Fa quello che ogni gentiluomo necrofilo in preda all'assenzio ha sempre fatto, quando turbato, da tempo immemore.

Va a fare una passeggiata.



* * * * *



Le altalene dondolano vacuamente nel vento, tirate da catene stridenti.

Scivolo vuoto, saliscendi vuoto, e strutture di arrampicata vuote. Simon si toglie le scarpe e fa sprofondare i piedi nella sabbia autunnale. E' davvero una bella sensazione.

Il buio del mondo ruota e si sfoca. La Ruota del Fato gira. Purgatori passatempo, a volte ruotano sull'acciaio cigolante di un parco giochi. Simon spinge più forte e la giostra gira più velocemente. Sempre più veloce. Si alza in piedi e salta su, poggiandosi in equilibrio sui corrimani di metallo che corrono come razzi sulla giostra. Mentre sta ancora girando, Simon si issa, e cammina sopra la giostra, da una barra d'acciaio all'altra, al ritmo della rotazione, in perfetto equilibrio, un assurdo mulino circolare nel buio.

"Giro giro Simon. Giro giro Simon," canticchiano le Cornacchie.

Mette in equilibrio il suo cappello nero sul naso, la testa inclinata verso l'alto, mentre sta ancora camminando, ancora girando. Era comico? Era impressionante? Cerca davvero di essere impressionante, vuole esibirsi.

Jane però non ride.

Jane non applaude.

Jane non è qui.

Simon non può sentire il mare d'ebano. Crolla, sedendosi di nuovo in basso sulla giostra vorticante, rannicchiandosi come una triste ed elegante bambola di pezza, poggiando il mento sulle ginocchia. Niente Acqua Morta e niente Jane, solo un parco giochi del quartiere sul lato nascosto oltre il confine della mezzanotte. Trema nell'astinenza dall'amore morto. "Non è giusto," dice Simon ai corvi nella sua testa. "I miei amici vanno sempre dove non posso seguirli."

Sente fitte di nostalgia, grandi quanto chiodi da bare, nel petto.

Simon striscia attraverso il parco giochi sui piedi nudi, conscio dei vetri rotti. Evita agilmente un preservativo usato mezzo sommerso dalla sabbia. Il posto è vuoto e desolato--- non un'altra anima nel parco, solo Simon e un regno di sperma morto. Simon lo fissa attraverso la sua verde, verde tensione e, in monomania, si concentra sempre più in basso fino al livello molecolare, considera mondi interi contenuti nel lattice sgualcito, intere città di esseri agitati--- alcuni che urlano "La fine è vicina," altri fanno baldoria nell'istante della loro fremente danza macabra, tutti i loro milioni su milioni di piccoli drammi recitati in un micro-tempo, prima dell'incombente apocalisse spermicida.

"Potrebbero essercene almeno seicento milioni," dice Simon alle Cornacchie.

Il nostro eroe ha una carriera nel trovare le storie nascoste in frammenti postumi e marcescenti.

Scivola giù dallo scivolo. Dondola su un'altalena, sfiora una mano che non è lì. Scalcia più forte, oscilla più in alto.

Più in alto.

Cosa succederebbe se andassi fino in fondo, Jane? Potrei riaverti? Potrei eseguire un tre-e-sessanta? Se andassi così in alto, mi vedresti?

Simon balza giù dall'altalena, percorre il parco giochi, seguendo immagini residue di Jane, frammenti di ricordi. Non sta seguendo degli echi, ma echi degli echi di Jane dall'Acqua Morta. Simon svolazza attraverso la vita come un pipistrello, inseguendo gli echi delle cose, ma mai le cose--- le conseguenze degli eventi, non l'evento; i fantasmi delle persone, non la persona; i cadaveri, non i fantasmi. Per qualcuno che ha un intero stormo di corvi lamentosi e sardonici, si sente piuttosto solo.

"Ain't got nobody..." cantano gli ambigui corvi, ridendo sull'albero di assenzio.

Simon siede sul saliscendi. Scalcia spingendosi verso l'alto, ma crolla subito nuovamente in basso. E' solo. Vento, luna, sabbia fredda e metallo rumoroso. Chi era Jane? Chi erano i quattro uomini che hanno giocato all'impiccato con lei? Che cosa volevano? Hanno ottenuto quello che cercavano? Dove sarebbe arrivato tutto questo? Simon chiude gli occhi e insegue Jane, insegue i suoi occhi dorati e i bianchi capelli, giù per un buco nero di domande. Dov'è andato? Quanto in profondità?

Simon scalcia spingendosi in alto---

E rimane alto, sul saliscendi, i piedi che penzolano oltre la sabbia.

I corvi smettono di cantare e scherzare, tutti i loro occhi piccoli e luccicanti che fissano attentamente attraverso gli occhiali di Simon. Ci vogliono gli occhi neri di migliaia e migliaia di corvi fantasma per formare le pupille dei verdi occhi di Simon.

Vedono un ragazzino--- un ragazzino che siede in basso dall'altra parte del saliscendi. E' il classico ragazzino che Simon si aspetterebbe di vedere in un parco giochi, così nella media che Simon, più tardi, avrebbe avuto problemi nell'indovinarne l'età o persino nel descriverlo.

"Sei rimasto sveglio fino a tardi," dice Simon, timidamente.

"Faccio il turno notturno," dice il ragazzino. "Come te."

Scalcia, innalzandosi.

Simon tocca il terreno in basso.

"Mi piace il cappello," dice il ragazzino.

Simon scalcia verso l'alto.

Il ragazzino va in basso.

Simon annuisce. Vuole sapere cosa succede dopo. Non sa come debba proseguire questa conversazione. E' un'allucinazione da assenzio?

"Non so come debba proseguire questa conversazione."

"Questa, Simon Meeks, è la parte dove ti mostro come sarebbe il mondo se tu non fossi mai nato!" dice il ragazzino, le braccia aperte in atto di presentazione.

Simon lo fissa.

"Scherzo," dice il ragazzino. "Ho odiato quel film."

Su.

Giù.

"Il tuo capo. E' un po' una testa di cazzo," dice il ragazzino.

"Io... si." Simon non l'avrebbe mai posta in quella maniera, ma in effetti non poteva nemmeno negarlo.

Su.

Giù.

"Fa brutte cose coi morti," osserva il ragazzino.

"Però, anche tu fai certe cose piuttosto strane." La freddezza del ragazzino gli ricorda davvero tanto quella di un gatto.

Su.

Giù.

"E' bella, non è così, Simon--- il cadavere dagli occhi dorati?"

"Si. Bellissima."

Su.

Giù.

"Conosci il suo nome?"

"Jane Doe."

Il ragazzino si ferma, si piega all'indietro, poi fa un gran sorriso.

Aveva una grande dentatura, Jane. Una grande dentatura.

Su.

Giù.

"Quindi non l'avevi mai conosciuta prima. La ragazza del mistero," dice il ragazzino. "Nessun sospettato."

"Ce n'erano quattro. Un uomo era davvero grande. Ha tenuto la corda. Un altro faceva domande. Un altro rideva. Un altro piangeva. L'hanno issata tre volte. Volevano spaventarla. Aveva qualcosa che loro volevano." Simon vuole far continuare la conversazione, sperando che le risposte generino altre risposte.

"Come hai saputo questo, Simon?"

"Me l'ha raccontato lei."

"E' questo quello che accade quando tu---? Hmm. Hai sprigionato i colori più selvaggi..." Il ragazzino sembra perso nei ricordi, ma solo per un momento. "Suppongo non ti abbia detto cosa l'ha posseduta per farle ottenere quella sfumatura di smalto per unghie, non è così?"

"Mi piace il suo smalto," dice Simon, un po' sulla difensiva.

"Hai saputo cosa volevano da lei?"

"No."

Su.

Giù.

"Qual è il tuo interesse in tutto questo, Simon?"

"Lei."

"Cosa?"

"Io la amo."

"No, davvero--- cosa? Huh? Huh?!" Il ragazzino osserva Simon attentamente, ma non negli occhi. Fissa Simon nella sua interezza. "Non è possibile! Stai dicendo la verità." Il ragazzino sembra divertito.

Su.

Giù.

"Simon, se andrai ancora avanti in tutto questo, le cose diventeranno davvero strane e spaventose."

"Non mi importa."

Il ragazzino continua a guardare dentro Simon. "No, immagino di no. Non ti fermerai, non importa cosa accada, non è così?"

"No, non mi fermerò mai." Le parole suonano liberatorie nella bocca di Simon, decisive. Le Cornacchie saltellano su e giù nella sua testa, eccitate e agitate da qualcosa.

E' il turno del ragazzino di scendere. "Vuoi che quelli che hanno fatto tutto questo a Jane paghino, giusto?"

Le parole suonano più come una persuasione che un'osservazione. Il ragazzino non parla come un ragazzino. I suoi manierismi sembrano... sbagliati. Improvvisamente tutte le Cornacchie urlano e gracchiano:

"Non un ragazzino!"

"Pericolo, Simon!"

"Pericolo!"

"Non è un ragazzino!"

"Non ha respirato, Simon!"

"Non ha fatto un respiro in novantotto secondi!"

"Novantanove secondi!"

"Pericolo!"

Simon guarda in basso verso il ragazzino. Attraverso la verde foschia c'è qualcosa di sovrapposto, qualcosa che condivide lo stesso spazio col ragazzino, qualcosa di più alto, qualcosa di più slanciato. Intuisce che Simon lo ha notato e la testa della cosa-ragazzino si piega di lato, piegandosi troppo. Simon balza all'indietro, improvvisamente scomposto, come se qualcosa gli fosse stato lanciato in faccia.

"Simon?" la cosa-ragazzino fa le fusa.

"Cosa sei tu?"

"Sono un'ombra," dicono due voci separate che lottano per il controllo delle orecchie di Simon. "Proprio adesso, sono la tua ombra."

Una distorsione.

Andato.

Simon crolla giù, pesantemente, sul saliscendi. Senza pensare si produce in un'allenata capriola all'indietro e finisce di nuovo in piedi. E' solo la forza di volontà che gli impedisce di completare la routine da slapstick con un barcollamento comico.

Le Cornacchie continuano a gridare ansiose.

"Pericolo!"

"Scappa, Simon!"

"Ah, sbrigati!"

"Ah, non farci attardare!"

"Ah, vola!"

"Lasciaci volare!"

Simon afferra il suo cappello e scappa.

La mia ombra, Jane! La mia ombra si era separata da me e non sapevo come ricucirla.



* * * * *



Simon è abbastanza sicuro che un fatto strano è accaduto al parco giochi.

Sa inoltre di avere un pessimo punto di riferimento per ciò che è "normale," quindi è difficile quantificare quanto strano sia stato.

Però ha fatto una scelta decisiva. Non è così? Non lascerà che Jane vada alla deriva. Capirà cos'è successo, cucendo insieme i cadaveri delle tre scimmie sagge, se dovesse--- nutrendole di fulmini e resuscitandole per vedere, sentire e parlare del male che è accaduto.

Ma come?

"Semaforo verde!" gridano le Cornacchie.

"Oh," dice Simon. Attraversa la strada.

I corvi borbottano agitati. I cocci di vetro pressano il suo cervello. Simon ha bisogno di essere in grado di pensare lucidamente. Avrebbe bisogno di un---

"Là!" urlano le Cornacchie.

"Là---là---là!"

Un cane morto in un vicolo della prealba. Fresco. Quando i tempi sono duri, i tossici sanno essere creativi nel trovare una dose. Simon entra nel vicolo e ricorda...

Quando ero un ragazzino, ero solito dare agli animali dei funerali vichinghi.

Un ragazzino curioso, Simon spesso esplorava l'area intorno casa sua. A volte, si imbatteva in cadaveri di animali: selvaggina investita, piccioni, gatti, cani, una volta persino una tartaruga. Li trovava nelle loro strane pose e guardava nei loro occhi velati. Questa era la massima vicinanza che si permetteva con gli animali, spaventato di uccidere le creature viventi solo con la sua presenza, come il suo pesciolino.

Non mi piaceva lasciare i loro corpi in quel modo, Jane---sul terreno, senza dignità, abbandonati a gonfiarsi e decomporsi.

Simon gli donava dei commiati. Bramava di dare loro un opportuno funerale vichingo, bruciandoli su delle opportune pire funerarie. Il fuoco però non era qualcosa che gli adulti lasciavano maneggiare a bambini come Simon.

Comunque, era un ragazzino creativo. Una conoscenza della scuola spesso mostrava la sua collezione di penny schiantati--- penny lasciati sulle rotaie delle ferrovie e distrutti dai treni. Tali ninnoli erano preziosi tesori per degli scolaretti e avevano ispirato Simon.

Portava i suoi amici animali morti sulle rotaie della El vicino casa sua e gli donava la dignità, se non la forma, di un funerale vichingo.

Li lasciavo sui binari, Jane, per essere spazzati nell'oblio dalla pressione impossibile del serpente-del-mondo di ferro che sbandava sui binari, portando i miei amici nell'aldilà. Arrivavano come draghi giù dalla montagna.

Simon cammina tranquillamente verso il cane. Sono passati anni da quando ha inscenato un funerale vichingo. Ha un'intenzione molto diversa per---

"Oh, no."

Simon balza indietro.

Il cane è ancora vivo. Appena. Giace su un fianco, troppo debole per poter sollevare la testa, si contorce soltanto, e respira leggermente, guardando Simon con occhi spaventati.

Simon deglutisce. Cammina da muro a muro attraverso il vicolo. Non ha idea di cosa fare.

"Ciao... bello," dice.

La coda del cane scodinzola una volta. Simon studia l'animale--- profonde lacerazioni, un'arteria recisa. Il sangue ha smesso del tutto di fluire. Non dovrebbe mancare troppo adesso. Simon si inginocchia vicino al cane. La bestiola lascia andare un guaito appena udibile.

"Hey, bello. Non aver paura."

Simon allunga una mano tremante, accarezzando la testa del cane.

Oh. Ancora caldo. Così caldo. Coccola il cane.

Thump.

Thump.

Thump.

La coda del cane oscilla, debolmente, colpendo il terreno.

"Ma guardalo. Bravo cane. Bravo,bravo cane. Non aver paura."

Simon culla la testa dell'animale nel suo grembo, accarezzandolo e sussurrandogli. "Non aver paura. Va tutto bene. Va tutto bene. Non aver paura. E' tutto okay; sono qui." Proprio come Molly fece col suo cadavere ai tempi della scuola. Il cane guarda in alto verso Simon con occhi liquidi, troppo debole per muoversi, ma agitando ancora la coda.

Thump.

Thump.

Thump.

"Ma guardalo. Un così bravo cane," dice Simon mentre le lacrime fluiscono lungo il suo viso--- non solo perchè il cane sta morendo, ma perchè questo è il più grande affetto che Simon ha donato e ricevuto da un animale. Voleva così tanto un cane da bambino. E qui questo animale è così spaventato, negli spasmi della morte, e ancora spende le sue ultime energie per scodinzolare, per donare a Simon un segno di accettazione. Simon è sicuro che se il cane fosse più in forze, gli leccherebbe la faccia. Oh, sarebbe meraviglioso! Amore così caldo, appiccicoso, accogliente.

"Ma che bravo cane. Bravo bello. Va tutto bene. Non aver paura."

Simon siede con l'animale. Pochi minuti dopo, muore in relativa pace tra le sue braccia. Si asciuga il viso e porta a casa il cane.



* * * * *

Nel seminterrato di Simon c'è un tavolo da autopsia di acciaio inossidabile, con un sistema di drenaggio funzionante. Ha un set completo di strumenti da dissezione--- bisturi, scalpelli cranici, e il resto. Difficilmente li usa, ma si sente meglio sapendo che sono lì.

L'albero fantasma mormora, i rami che oscillano nel vento di una tempesta sinaptica. Le Cornacchie fanno sobbalzare le teste e sbattono le ali con trepidazione famelica.

"Oh-oh-oh, Simon ci ha portato un maiale?" canticchia un corvo.

"Di nuovo a casa, di nuovo a casa, jiggety-jig," risponde il coro di Cornacchie.

"No-no-no, Simon ci ha portato un cane," canta un altro corvo.

"Di nuovo a casa, di nuovo a casa, jiggety-jog."

Simon infila guanti di lattice blu.

"Il soggetto è un maschio."

Raccoglie il bisturi.

"Il soggetto è... un bravo cane."

Non ho mai avuto un paziente che conoscevo da vivo, Jane.

Tristemente, Simon accarezza l'animale. Beve dal suo thermos.

Si apre tagliando una via per l'Acqua Morta.





* * * * *

Dove siamo?

Il sonno non ha un luogo da chiamare casa.

"Bravo bello!"



* * * * *



Le Cornacchie sono contente. La mente di Simon è a riposo. Un sorso dell'Acqua Morta tiene lontano il vetro dentellato. Simon ripulisce gli strumenti, osserva il flusso rosso diluito giù per lo scarico.

Ricordi vaghi del gioco del riporto sulla spiaggia di polvere d'ossa vicino all'acqua scura.

"Causa della morte: coyote," dice Simon.

Erano arrivati nella città. Non solo erano sopravvissuti, ma avevano prosperato. Le persone raramente realizzano che dei predatori così grossi potrebbero gironzolare senza mai essere avvistati. Sono animali scaltri, che si adattano a nuovi ambienti, a nuove fonti di cibo. Nei sobborghi, hanno imparato a cacciare in branchi per abbattere i cervi in eccedenza. Nella città, hanno imparato a cacciare ratti e mangiare immondizia.

Qualcos'altro però si è infilato nell'Acqua Morta, Jane.

E' successo a volte, che qualche segnale smarrito arrivasse a invadere, un'immagine, un frammento di informazione non correlato al paziente o al caso in alcun modo. Ha già problemi a ricordare. Qualcosa si muoveva sotto la sabbia, gemendo, ruggendo, come prima, con Jane. Qualcosa che eruttava dalla sabbia, una macchia di artigli, denti affilati, e occhi neri da bambola.

A Simon manca già il cane.

Scivola nel sonno nella prealba. Un messaggio promozionale viene recitato nella TV, condotto da un guru locale del fai-da-te, Arthur Drake--- un programma, che combina auto-realizzazione e voglia di diventare ricchi, chiamato Consumatori Apex.

"Siate dei consumatori più potenti! Non siate consumati dal mondo di oggi, così frenetico, siate voi quelli che consumano. Cambiate oggi la vostra vita!"

Simon va alla deriva verso sogni di schemi piramidali, bocche piene di rasoi e occhi di bambole.



* * * * *

Ogni finestra è una storia. Non dovete fare altro che sbirciare.

Dall'altra parte della città, una televisione. Sangue denso cola sullo schermo. Non badate al perchè. E' davvero importante adesso?

Intrappolato in questa TV, Charlton Heston cerca disperatamente di avvertire la gente di Chicago. "E' la gente!" urla. Ma nessuno lo nota. "E' la gente!"

Il sipario cremisi cala lentamente sulla scena.

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